Ho finalmente la Cinquecento, il futuro e quarantotto rate davanti. La Cinquecento L, blu come il mio golf da sera, marce sincronizzate niente più doppietta, manubrio nero e sportivo, sedili ribaltabili, tettuccio apribile, deflettori, radio, tappetini rosso scuro comprati a parte e tremila lire dentro il serbatoio che ti spedisce dove vuoi e poi hai la barba, tutta la barba che sognavi, una barba che devi farti ogni giorno se non vuoi raspare le ragazze uomo fatto che sorgi al mattino sempre con una bella erezione. Sai cosa vuol dire avere una Cinquecento così? Che sei appena un gradino sotto Sua Divinità Renault Quattro, dunque in un bel posto per ora.
Le Mini Minor non mi sono mai piaciute sapevano di magnaccia e donne da Night.
Avere i sedili ribaltabili vuol dire avere un progetto, una possibilità , una risorsa, una sicurezza che ti è affidata affinché venga usata con accortezza tempismo e velocità accompagnati da sensibilità e morbidezza dissimulando con scioltezza il gesto tecnico, scegliendo l’attimo, quell’attimo risolutore che raggruma successo e fallimento insieme, ricordatelo.
Sai infine cosa vuol dire la lettera L dopo il magico numero 500? Vuol dire “Lussoâ€, vuol dire che la paghi il dieci per cento in più del modello normale e dunque sei nella lussuria.
Vent’anni. Con un’età così puoi anche accostare sul Corso e startene dentro quel blu lucente ad ascoltare la radio con il finestrino aperto ed il braccio di fuori a fumarti una Malboro perché se hai deciso di lasciare puoi permetterti una sosta fredda e distaccata dove guardi il mondo dal tuo abitacolo per trattenerlo nella memoria o per lasciarlo in anticipo dentro gli occhi già da ora. Ti va di mettere in moto perché ti piace il rumore ma anche solo per vedere il lunottino illuminarsi che svolge sempre bene la sua magia da abitacolo notturno, parti in prima e riparcheggi qualche metro avanti, più vicino al mare e alla piazza gioiosa ora deserta.
Ma cosa lasci alla fine? Quasi nulla. Devi persino costruirti la sceneggiatura di una partenza ove nessuno ti trattiene né lo farà mai, ciò che ancora tiene il motore non ancora rodato fermo al confine tra la città e il mare è proprio il nulla che lasci perché tu sei e sei stato nulla per le persone che lasci. Valigia, dischi, libri, l’inseparabile Nikon, panini col tonno e il piatto Lenco stipati dentro la tua nuova casa mobile, la prima che hai avuto, ma cosa aspetti!
Vai via!
Ricordo di una Cinquecento ©
Marzo 4th, 2007Fellinia 5. Strade musicali
Marzo 3rd, 2007Nel centro storico di Fellinia – città godereccia spiaggereccia ove è bandito il dolore e sono accolti solo il sorriso il piacere ed il consumo – c’è un’antica strada romana, ora intitolata ad un eroe patrio, che è arredata acusticamente da una musica perenne, gioiosa.
L’acustic-design accompagna la vita quotidiana di questa via felice e canzoniera. Forse c’è un art director della strada.
Il Signor Giovanni, di ritorno da una visita medica in cui gli viene prescritta una biopsia con un probabile e prossimo intervento chirurgico, attraversa questa strada felice ascoltando Elvis Presley che gli racconta una storia diversa e molto curativa:
Gonna tell Aunt Mary about Uncle John
He claims he got the misery but
He’s havin’ a lotta fun
Oh baby yeah baby whoo-oo-oo-oo baby
Havin’ me some fun tonight
Well long tall Sally she’s built sweet
She’s got everything that Uncle John needs
(Racconterò alla zia Mary dello zio John
Lui afferma di essere caduto in miseria invece
Si sta divertendo molto
Oh piccola, sì piccola, whoo-oo-oo-oo piccola
Fammi divertire un po’ stanotte
Ebbene Sally la spilungona è stata creata per essere dolce
Lei ha tutto ciò di cui ha bisogno lo zio John)
La signorina Fanny invece ha da pochi giorni perso il padre ma verrà consolata da Otis Redding (vi piace il Vintage vero?) e sarà distolta dal pensiero della morte.
Tutti i depressi, gli infelici, o coloro che sono stati sanzionati dal fisco per un errore modulistico, i supermultati dalle guardie svizzere municipali, gli afflitti dall’assegno di mantenimento, i collezionisti di bollette, i grassi, i marginali e i desueti, gli inattuali, i vecchi, i poveri affetti da una falsa rappresentazione di sé, i malati, i pensosi, insomma tutti coloro che non si sentono “a posto” dovrebbero passeggiare in questa bella strada, farsi massaggiare dalla musica e lasciarsi ipnotizzare dalle vetrine dei negozi. E poi, questa strada, mantiene ancora qualcosa del profumo dell’antico borgo natìo, che fa la differenza con altre strade del centro!
Giovanni Pico della Mirandola
Marzo 2nd, 2007[Le parole del Sommo Padre] «Non ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché quei posti, quell’aspetto, quelle prerogative che tu desidererai, tutto secondo il tuo voto e il tuo consiglio ottenga e conservi.
La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai da nessuna barriera costretto, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnerai.
Ti posi nel mezzo del mondo perché di là meglio tu scorgessi tutto ciò che è nel mondo. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto.
Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine.»
Da:Oratio de hominis dignitate.
Ricordo di una Renault ©
Febbraio 28th, 2007Nei primi giorni di soggiorno di dieci anni fa, in questo rifugio nella campagna toscana, Dolores attuò subito la sua tecnica di sparizione proiettandosi nella conoscenza dell’ambiente e dei vicini, come una ragazza che scappa di casa dopo averne conquistata una, come se accoglienza e fuga facessero parte dello stesso sistema spazio-esistenziale.
D’altronde, Dolores era persino capace di scomparire a casa sua, nel giardino, nelle mura di casa di sua madre e, quando mi raggiungeva nel mio monolocale al quindicesimo piano, ripeteva il solito scherzo, dopo aver suonato il campanello: trovava reconditi ed inesistenti anfratti nel pianerottolo per sparire per qualche secondo. E poi, puff! Eccola riapparire, con il sorriso beffardo e infantilmente canagliesco che annunciava quei deliziosi pomeriggi o serate in cui facevamo l’amore, con il piacere nuovo e intatto come la prima volta.
La sua presenza era sempre annunciata da un’assenza, un folletto bizzarro che ti canticchia: con i tuoi occhi rossi rossi, che faresti se non ci fossi?
Dolores, come sempre, è stata l’avanguardia anche in questo luogo. Il giorno dopo sapeva tutto degli anziani vicini, di Franca, di suo marito Alberto e di Sandro, il loro amico di sempre.
Ma della vita di Sandro catturai io qualcosa di intimo e originale che obiettivamente sfuggiva agli orizzonti antropologici di Dolores.
La sua vecchia Renault 4. La mitica R4, famosa quanto la due cavalli ma con un pensiero in più; fu la mia auto di gioventù.
Quest’auto mi ha permesso di viaggiare e assaggiare l’Europa, mi ha fatto vivere, dormire, fare l’amore, esperire la solitudine notturna nel girare a vuoto nella depressiva città in cui sono nato, è stata casa nelle sue capacità di trasformarsi e svuotarsi così come è stata compagna di traslochi allargandosi all’occorrenza accogliendo libri e mobili.
Era la macchina-segno francese quando Roland Barthes ancora balbettava, era sospesa da terra più delle altre e poteva andare ovunque, era campagnola e montanara e, tirata a lucido, non ti faceva sfigurare quando la parcheggiavi davanti ad un dancing o ad una festa nelle ville adriatiche delle mie terre.
Era bianca o rossa, di un rosso tutto suo, appena opaco, un rosso patinato dal tempo già da nuova. La mia era bianca, quella di Sandro di un beige pallido, bello anch’esso.
I sedili erano in tubolare con similpelle tirata con molle metalliche. Anatomicamente sembravano improbabili eppure si arrivava tranquillamente a Istambul senza mal di schiena.
Il cambio marcia era divertente e muscolare, la postura nella guida era altera e sciolta a seconda dello stato d’animo. Alcune persone ti capivano, o ti catalogavano, da questa macchina.
Sandro aveva condiviso le mie considerazioni e si autoassolse ormai definitivamente da tutte le critiche saccenti e consumistiche intorno alla sua vecchia Renault che i suoi amici fiorentini non gli risparmiavano; lui la curava come una bambina.
Tutto questo suggellò il rispetto reciproco facendo di noi fratelli d’auto
Ma poi, dopo questo sprazzo di moderata esaltazione, pensai che da giovani si ha meno mal di schiena e che viaggiare in cinque in una macchina così, spinellandosi qualche volta, molto probabilmente, più che la benzina ad alimentarla erano l’utopia e l’avventura.
In effetti, oggi, allo stesso modo sembrano comportarsi questi cultori superstiti dei Miti (falsi) degli anni Sessanta che dimenticano l’enunciato principale che dovrebbe fare da anticamera ai loro ricordi: eravamo giovani!
Memoria e Storia, qualche volta, andrebbero separati.
Non potevano definirsi vecchi questi desueti “fricchettoni†non sincronici con il tempo.
Molestie
Febbraio 27th, 2007Il professore riceve una telefonata dal Dirigente che lo invita a presentarsi a scuola per comunicazioni importanti, anche se in quelle ore era libero. Ad attenderlo c’erano invece i carabinieri che lo arrestano e lo portano via. Scendono le scale insieme, vengono visti da tutti. L’accusa è grave: molestie sessuali nei confronti di una studentessa. Il professore avrebbe invitato la ragazza in un’aula deserta e qui si sarebbe tolto i pantaloni davanti a lei. Quindici giorni in cella.
Suo figlio, ancora piccolo, non vuole andare più a scuola perché si vergogna e la moglie cade in una profonda crisi depressiva. Sulla reazione dei colleghi stendiamo un velo pietoso. Dopo la galera viene appurato che la ragazza, psicolabile, in cura, si è inventata tutto e che la data in cui sarebbe avvenuto il crimine corrispondeva al giorno libero del professore.
La procedura ha seguito un percorso diabolico. L’arresto avviene a scuola, in luogo pubblico, platealmente visibile, e non a casa. L’imputato poteva fuggire o commettere ancora lo stesso reato, magari spogliandosi nudo davanti a sua moglie. La ragazza disturbata psichicamente muove le sue accuse rivolgendosi ad adulti più disturbati di lei. Tutti alla fine pensano che ciò sia risarcibile e che si possa tornare indietro, ritornare alla normalità di prima. Non è possibile.
Il tempo si è fermato, la storia si è congelata, la vita sospesa, il danno irrisarcibile, le lesioni incurabili, il futuro lesionato.
Proviamo a cambiare alcune caselle del dispositivo che ha imprigionato il professore.
1. La ragazza non è psicolabile tuttavia vede nel professore un nemico, crede che ce l’abbia con lei e rovesciando le parti è lei che ce l’ha con lui. Forse lei è porcella e il professore, giovane e affascinante, non le dedica le attenzioni che la ragazza si aspetta.
2. Il fatto accade non nel giorno libero ma in un’ora libera tra le lezioni del giorno (quella che gli idioti chiamano l’ora “buca”, in questo caso ci si “imbuca”).
3. Il professore non si spoglia come un esibizionista dei fumetti anni Sessanta secondo l’arido immaginario della “poverina” psicolabile ma, secondo la versione della porcella, avrebbe richiesto una esplicita fellatio (in realtà ai carabinieri lei avrebbe dichiarato:”il prof mi ha chiesto di fargli un pompino”.
4. Il professore non è una persona mite e tranquilla ma un noto attivista sindacale, un cobas, notoriamente polemico nei Collegi dei Docenti e spesso in conflitto con diversi colleghi e con la dirigenza.
5. Vent’anni prima si vociferava di una relazione del professore con una studentessa, storia mai sepolta in quanto le colleghe “vecchie” la riattualizzano sempre e la raccontano agli insegnanti nuovi.
Bene, cinque punti bastano, altri li lascio alla vostra immaginazione.
A questo punto il professore sarebbe stato spacciato ma l’innocenza sarebbe stata la stessa.
Al posto di tante stronzate nella scuola agli insegnanti consiglierei la lettura della pièce teatrale di David Mamet, Oleanna. Leggerlo e commentarlo in classe, ammesso che ne abbiano le capacità . Dimenticavo! Sono appena 43 pagine.
Lo so, sarò accusato di essere saccente e presuntuoso, accusa terribile oggi rivolta ad un professore.
Maurizio Cattelan nel paese di Lilliput
Febbraio 25th, 2007Uno dei numerosi figli del dittatore ugandese Idi Amin Dada, ha dichiarato lamentosamente alla stampa che il film l’Ultimo re di Scozia – il cui protagonista Forest Whitaker è candidato all’Oscar – presenta una visione parziale e distorta di suo padre, che in realtà era persona di grande umanità e padre affettuosissimo.
Sappiamo che Adolf Hitler era molto affettuoso con i bambini ed amava in modo particolare i cani, cosa che dovrebbe far piacere agli animalisti. Sapere che molti macellai della storia fossero, nella loro vita privata, dolci e affettuosi, generosi, religiosi, amanti del bello e della poesia non dovrebbe destare tanto stupore.
La visione semplificata che vuole vedere il male con il volto feroce e le mani imbrattate di sangue, con le fattezze di un mostro che supera la soglia umana, è molto più tranquillizzante e pacificante della versione ambigua e contraddittoria che attraversa l’umano, soprattutto quello civilizzato della nostra cultura occidentale.
In quel sequestro di massa raccontato da Collodi nel Pinocchio, ove i bambini verranno trasformati in asini e venduti come animali-schiavi, sarà un uomo buono a condurre il gioco: un omino tenero e untuoso come una palla di burro, con un visino di melarosa, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole, come quella d’un gatto, che si raccomanda al buon cuore della padrona di casa. Tutti i ragazzi, appena lo vedevano, ne restavano innamorati e facevano a gara nel montare nel suo carro, per essere condotti da lui in quella vera cuccagna, conosciuta nella carta geografica col seducente nome di “Paese de’ balocchi“.
L’Adolf Hitler di Cattelan, inginocchiato, cristallizzato in una ispirata preghiera, offre in fondo l’immagine dei tanti santini e statuette che appendiamo nella cameretta, disvelando il carattere intimo e domestico, se volete la “banalità “, del male. Se il male si presenta così, se il male è davvero così, sarà difficile allestire lucidamente gli anticorpi.
C’è poco di scandaloso in tutto ciò (a parte il secessionismo dell’avanguardia utile al mercato dell’arte), c’è molta tradizione invece, molta continuità con una certa tradizione storico-filosofica che i critici, indaffaratissimi, hanno poco tempo di frequentare.
Come è stato notato (Nigel Warburton, un filosofo appunto) il cavallo appeso, dal titolo Novecento, trattato con la tecnica della tassidermia, si incrive nella tradizione dell’arte e non ha senso stupirsi. Passano davanti ai miei occhi i cavalli veri di Kounellis di Roma all’Attico, quelli di Degas, Fattori, Géricault, Delacroix, Picasso e tanti altri. Non si vorrà certo negare la presenza del cavallo nel’arte e nella sua storia!
Non so bene se Damien Hirst ne abbia mai messo uno in formaldeide, forse avrà ritenuto che il cavallo è stato troppo citato nell’arte preferendogli squali e manzi.
Anche i “bambini” appesi ad un albero a Milano nel 2004 in piazza XXIV Maggio, si inscrivono nella “nostra” tradizione; ritorna Pinocchio e Collodi quando il burattino viene impiccato ad un albero.
La descrizione della morte di Pinocchio è molto cruda e terribile ma in genere questo episodio della favola è rimosso. Infatti anni fa, partecipando con altri artisti ad allestire qualcosa dentro il bellissimo (e davvero collodiano!) Teatro Petrella di Longiano, scelsi un Pinocchio vero impiccato su un albero vero e sistemato sul palcoscenico, molti si chieserò perchè fosse stato impiccato Pinocchio. Ma è nella favola! Tornando ad un contesto evidentemente più importante c’è da chiedersi come si possa capire l’arte di Cattelan se non si conosce neppure la nostra tradizione culturale, persino il nostro fondativo Pinocchio! “Opera di un cinismo scolvolgente”, la definì l’assessore di Milano Brandirale, ex leader del partito marxista-leninista italiano che probabilmente di cinismo deve saperne più di noi.
Ma a questa tradizione, a questo riproporre cose e idee da noi dimenticate per distrazione o ignoranza, si accompagna (questo sì “cinico”) una miniaturizzazione del mondo, una “maquette” in scala della realtà , un rapporto logico-geometrico delle vere dimensioni della realtà : che sia un sosia di se stessi con appena una macroscopìa (non credo esista questa parola), il naso, o la galleria più piccola del mondo, l’ufficio più piccolo che esista, tutto funzionante con scrivania e cassettini; è questa riduzione della “misura” a svolgere una funzione quasi di “drammatizzazione”. Il fuori scala. il Paese di Lilliput.
È il sistema lillipuziano a rendere non banale e pensoso il lavoro di Cattelan, questo nuovo Gulliver dell’arte contemporanea.
(ps. a questo punto, con tanto Pinocchio citato, andrebbe davvero riletto quello di Giorgio Manganelli!)
Fotocopiare libri
Febbraio 24th, 2007I libri sarebbe meglio leggerli che fotocopiarli.
Gli autori vivono con i libri, non dimentichiamolo.
Poi è complicato sistemare tutti quei fogli ma soprattutto, diciamolo, leggere in fotocopia è poco piacevole.
A parte rare eccezioni (libri introvabili, ricerche impellenti…) sarebbe meglio comprarseli i libri o prenotarli in biblioteca.
Tranne per i libri Donzelli che andrebbero fotocopiati quasi per dovere. 48 pagine a 16 euri!
La stampa poi è discutibile e se ci sono immagini sembrano, appunto, fotocopie… tanto vale.
Si sospetta che spesso sono libri in parte finanziati o con le spese già coperte.
Fotocopiate pure tranquillamente i libri di Donzelli (soprattutto quelli per preparare qualche esame), sarete assolti.
Hasta la victoria siempre!
Febbraio 23rd, 2007Tra le proposte e i punti in fase di costruzione che alcuni studenti hanno presentato per candidarsi al Consiglio di Istituto si legge:
Festa di fine anno aperta a tutti
Educazione sessuale
Gara di costumi di carnevale
Miss Liceo
Mister Liceo
Competizione fra gruppi musicali
Feste d’Istituto
Spaghettata di Pasqua
Gite in barca
Escursioni alpine di fine anno
Gare motociclistiche indoor
Cene di tonno
Gare culinarie
Costruzione diga per l’approvvigionamento elettrico della scuola
Té caldo ogni mattina
Servizi igienici in oro.
Quest’ultima proposta, divertente, ci fa capire che “forse” è tutto un gioco ironico. E se ci sbagliassimo?
Crisi
Febbraio 21st, 2007Sì, la crisi è drammatica. Ma ancora più drammatico è stato per me, seguendo e vedendo il dibattito al Senato, aver scambiato Franca Rame per Sandra Mondaini.
E ADESSO?
Quando i Talibani distrussero quella meraviglia rappresentata dalle statue giganti del Budda in Afghanistan, qualcuno in segreto avrà goduto. Deve essergli piaciuto quel gesto drastico e distruttivo del cannoneggiamento contro la bellezza realizzata dall’uomo.
Al trotzkista (esistono, sì… sì, non siate così tristi suvvia) sotto sotto piacciono i gesti duri e puri. E così ha cannoneggiato il governo. Al bambinone regaliamogli una volta per tutte la macchina del film Ritorno al Futuro e spediamolo a razzo nel Novecento, facciamolo subito, anzi se la comprasse da sola, con quel fior di stipendio trotzkista che ha intascato sinora.
E adesso? Come sarà questa primavera-estate?
Avremo la donna morbida e burrosa; basta con i sacrifici e gli esaurimenti nervosi e le prove costume, gli stilisti propongono taglie più rilassanti, ritornano le 95-58-94, avremo tecnologiche trasparenze con nuovi materiali ma non si dimenticherà lo chiffon e la seta.
Tornano alla grande le gonne, corte, cortissime, già le chiamano maxi-mutande. Basta sbirciare nel jeans vita bassa le pieghe del fondo più fondo del fondoschiena. Guarderemo dal basso, ricominceremo a far cadere forchette e tovaglioli per sbirciare sotto il tavolo.
Sono tornate le gambe!
«Le gambe delle donne – sentenziava un personaggio di Truffaut – sono dei compassi che misurano il globo terrestre in tutte le direzioni, donandogli il suo equilibrio e la sua armonia.»
Ormai solo una gamba ci può salvare, ci ricordava Martin Heidegger.
(p.s. pensavamo, afflitti da internet che mortifica gli uomini, che la citazione del senatore Buttiglione fosse di Flaiano ma è stata attribuita con autorevolezza a Karl Kraus!
Seguirà un dibattito?)
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Lettere ricevute rubate a commenti:
“Dice il Senatore Boselli, che non è un imbecille, ‘la corda a forza di tirarla si spezza’. Come analisi non mi sembra male. Il Senatore Boselli il Calendario di Frate Indovino lo conosce alla perfezione. Scusa l’intrusione, ma sai ho acceso la tv mentre cenavo (dicono i medici che non bisognerebbe farlo!). Ho spento ancor prima di finire di cenare.
Buonanotte. Claudio”
Stessa impressionante gaffe riguardo alla Rame/Mondaini! allora si somigliano davvero!
In ogni caso sono tutte due “binarie” (pochi semplici concetti, tutt’al più due, e una purezza “identitaria” integra e immarcescibile da 40 anni, nonostante le alterne vicende del mondo….)
Ma almeno Franca Rame ha votato sì…”per non far tornare Berlusconi”… (è uno dei “due” concetti di cui sopra: basteranno questi impulsi elementari per governare il paese?).
Con affetto. Donata
Lo sapevo che avresti scritto un post come questo! Diciamo che l’immagine associata è a dir poco eloquente!
Luca
Famiglia
Febbraio 21st, 2007Si invitano i cittadini a comunicare con sollecitudine a questa bio-amministrazione governativa le proprie preferenze e abitudini sessuali, in modo da ottimizzare la concessione dei diritti e valutarne il criterio di attribuzione. Il nostro bio-ufficio redigerà una lista con relativo punteggio in materia di pensioni, accesso a mutui, assistenza sanitaria, permessi e congedi dal lavoro, concepimento e adozioni, e tutto ciò che attiene al diritto di cittadinanza. La procedura può essere effettuata nel nostro sito www.biogoverno.it nel rispetto, naturalmente, della vostra privacy.