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Ogni mattino è l’annucio del nuovo. Tutto può accadere. Ci pensa il resto della giornata a normalizzare ed ad affossare l’assurda pretesa del nuovo. Comunque, godiamoci almeno le prime ore, le migliori per lavorare e sperare.
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Ogni mattino è l’annucio del nuovo. Tutto può accadere. Ci pensa il resto della giornata a normalizzare ed ad affossare l’assurda pretesa del nuovo. Comunque, godiamoci almeno le prime ore, le migliori per lavorare e sperare.
Il “grande” educatore tedesco del XIX secolo, Daniel Gottlieb Moritz Schreber, ha progettato e realizzato macchine e congegni dedicati alla “salvezza delle generazioni future e sperimentate sui figli di molte famiglie borghesi dell’epoca. Ma la cavia preferita del dottor Daniel Schreber era suo figlio, il futuro presidente di Corte d’Appello Daniel Paul Schreber, uno dei più famosi casi clinici (e letterari) del secolo scorso. Quest’uomo in preda a sublimi e tremende allucinazioni ci ha lasciato una monumentale opera: Memorie di un malato di nervi, “sapienza mondana e compendio teologico del mondo del delirio”, come scrisse Walter Benjamin. I disegni di queste macchine rivelano un’ossessione (ancora attuale?) relativa al corpo che viene considerato entità pregiudizialmente imperfetta, da correggere. Il pedagogo e igienista Schreber in fondo era animato da illuminati e ammirevoli propositi: educare alla bellezza mediante una promozione naturale ed equilibrata dello sviluppo del corpo, di una salute che sia di sostegno alla vita e di una nobile elevazione mentale, soprattutto con l’uso, se possibile, di speciali mezzi educativi: per genitori, educatori ed insegnanti. Come la ghigliottina veniva incontro alle esigenze di un secolo attraversato da pulsioni umanitarie così il Kopfhalter è il gioiello pedagogico riservato alla salvezza e all’educazione dei fanciulli. Paranoico il padre o il figlio? Con quel caschetto a cinghie di cuoio non si effettuano vecchie navigazioni ciberspaziali ma in comune c’è l’effetto di immobilità .
Non distrarsi, non voltarsi né di lato né indietro, se non si vuole provare un acuto dolore; guardare fisso in un punto: la faccia del genitore-educatore o quella dell’insegnante o il libro da studiare. Immobili a tavola, sia quando si mangia o quando si studia, immobili a letto (l’ossessione dell’insana masturbazione!), quando si riposa o si dorme, una propensione all’immobilità o fissità quando si cammina perchè una inclinazione del corpo “scorretta” è segno di debolezza o “mutismo e codardia”. Attenzione agli educatori, ready-made nella contemporaneità , potrebbero essere pericolossisimi. Diffidare da chi si riempie la bocca di paroloni moralistici perchè con la mano stringe la cinghia e ti soffoca l’anima. E poi abbiamo scoperto che i grandi sadici, ladri e delinquenti sono quelli che ti fanno la lezione e si spacciano per santi.
Da più giorni il quotidiano La Repubblica è in sciopero e si sente la mancanza, dunque ottimo sciopero, e leggo altrove sul Partito Democratico che mi sta rattristando in questi giorni.
Lacrime, tante lacrime di sinistra, ma eravamo abituati.
Negli ultimi dieci anni la sinistra si scioglie nella profezia della Susanna Tamaro con venticello veltronistico romano ponentino.
La settimana scorsa a Roma campeggiavano manifesti dei DS che si appellavano alla Costituzione e all’Amore.
Amore e lacrime, carezze, dolcezze. Avevamo visto già lacrime in Parlamento durante l’affossamento del primo governo Prodi, le lacrime della fedeltà al Partito. Molti Ministri di sinistra hanno pianto, a turno, in tv. Piangono tutti, dalla Turco alla Franzoni.
Com’è fragile, psicolabile, sensibile questa generazione di mezzo troppo attardata, post del post, che si ritrova con niente in mano accorgendosi di un mondo indifferente, e piange guardandosi allo specchio.
Tuttavia si ritrova con una carriera e un vitalizio, non male. Naufragio senza spettatore.
Destino naturale, con quindici anni di ritardo, che pagheremo noi tutti.
Lo avevamo indicato in tanti modi in questi anni, abbiamo cercato di farvelo capire in tante lingue ma voi niente, chiusi, sempre, nel Partito, la Segreteria, la Tessera, gli Iscritti, sospettosi del battitore liberal, seminari solo per tesserati, conformisti come una chiesa, moralisti peggio dei preti di cinquant’anni fa, testardi come capre, carrieristi puritani, e adesso piangete, invocate l’amore e vi fate le carezze, ve la menate come sempre tra di voi ma non dovete stupirvi se il mondo va da tutta altra parte.
Auguri o amen come preferite.
Il mio amico Gianni Scalia le chiama “tragedie silenziose”. Sono quelle che serpeggiano nella famiglia, deflagrano rumorosamente nelle notizie di cronaca quando ormai è troppo tardi.
Nei termini “famiglia normale” risiede qualcosa di atroce e perverso. Il bunker va difeso a tutti i costi, che sia mafioso, infanticida, pedofilo o violento. La maggior parte degli abusi sessuali sui minori vengono praticati dentro il bunker famiglia. Nel mondo chiuso familiare, normale e perfetto, a volte vengono cucinate pietanze avvelenate.
Tuttavia esistono ottime famiglie, per fortuna. In Italia la famiglia è così sacra che abbiamo un ministero a suo nome. Non basta un ministro per la solidarietà sociale, uno per i diritti e le pari opportunità , per la salute, ed altri che comunque si occupano evidentemente della famiglia visto che questa è il nucleo socio-produttivo del paese. Per paradosso, il ministro per la famiglia, persona alla quale riserviamo una certa stima, ha scarsa competenza diretta: non è sposata, non ha figli, forse conduce una vita in castità . È stata scelta in quanto cattolica, una specie di autotutela del governo.
Cionostante il ministro deve pur avere una “famiglia”, una rete di relazioni affettive che di fatto andrebbero tutelate. Il paradosso rende ancora più autentca, e sincera, la scelta di questo ministro cattolico e ci fa capire che la chiesa romana insieme ai falsi e furbi baciapile vuol far tornare l’Italia agli anni Cinquanta.
Le famiglie si sfasciano, c’è qualcosa che non sta più in piedi con i tempi, le persone si lasciano pur amandosi ancora un po’, perchè il bunker non funziona più.
Le coppie di fatto danneggerebbero le famiglie, e come? Diciamo che l’insicurezza della famiglia, precaria di suo, si sente minacciata dall’esterno, si sente minacciata dal liberalismo.
Sull’ossessione dei gusti sessuali delle coppie italiane è meglio lasciar perdere altrimenti si andrebbero a costruire paralleli spiacevoli sui gusti sessuali di vescovi e preti e su come vivono la regola della castità .
Altro paradosso consiste nel fatto che coppie di omosessuali vorrebbero costituire una famiglia. Dietro queste richieste spesso c’è un’autentico bisogno di riconoscimento e di normalità , oserei dire di “conformismo” sociale. E allora? Non sarebbe questa la nuova frontiera? Queste famiglie, probabilmente, potrebbero essere migliori di quelle attuali, più rispettose di certi valori. Non è rassicurante (per ora non riguarda il nostro Paese e non c’entra nulla con i DICO) che coppie dello stesso sesso desidererebbero sposarsi? Non è tranquillizzante, stupida chiesetta, tutto ciò?
Poi scopriranno anche loro le “tragedie silenziose”, le contraddizioni del matrimonio e della famiglia, scopriranno la ferocia della normalità . E proprio per questo andranno tutelati come tutti gli altri, in un giorno ove non si potrà dire “tutti gli altri” in una società di eguali, quando tutti saremo precipitati nell’inferno familiare.
La libertà non risiede nella richiesta di un timbro di normalità ma di abitare lo spazio in quanto nostro.
Professor Minghetti c’è posta per lei! C’è una circolare da firmare! Il Preside la cerca! Al mattino c’è la voce squillante di Consuelo, la bidella (collaboratrice scolastica) più gentile e amabile dell’Istituto che lavora nella reception e che appena mi vede mi lancia le novità che potrebbero riguardarmi cantandole. Senza Consuelo qui si potrebbe chiudere. A volte ironizzo con lei e le chiedo: Ma lei dove lavora? Alla reception, risponde lei. Come si chiama il giorno in cui si ricevono tutti i genitori? E lei, pronta, open day! L’ironia ci salva. Non si capisce tanta cultura angloamericana nella scuola italiana se poi un governo va in crisi per un ampliamento di una base USA. Misteri italici.
Ma su questo non oso interrogare Miss Consuelo. La reception è un banchetto con il telefono e l’open day è una situazione dove mamme e papà fanno la fila in piedi perchè non vengono allestite sedie. Ciò che conta sono le parole magiche, all’italiana, alla Sordi.
Forse è colpa nostra che cinicamente non crediamo più in niente, che ci avvoltoliamo nella lamentazione perenne, che non crediamo a trenitalia all’alta velocità ala tav alla metro alle poste-boutique all’investimento del tfr all’asl usl enel tram wind telecom impdap inps ania cisis cestis cnel censis cnr enel eni eurisko eurispes ice inail inea isae isfol ismea ismu ispel istat ittig uni cciaa upi aran.
Mario Lozano è il nome del soldato accusato dalla magistratura italiana dell'”omicidio” di Nicola Calipari, durante la rocambolesca liberazione di Giuliana Sgrena.
La giornalista è considerata da Lozano una bugiarda, mentre Giuliana Sgrena considera un “processo-spettacolo” quello sceneggiato dal soldato.
Eppure anche la Sgrena in quanto a spettacolo non sembra una dilettante.
Da due anni, la sua liberazione e la morte del Dott. Calipari (che tutti, il giorno dopo la sua morte chiamavano Nicola, in una specie di affettuosità risarcitoria e sacrificale praticata soprattutto a sinistra) sono per lei un mito fondativo, una ragione di vita, di lavoro, d’identità .
Dopo il suo ritorno in Italia (vi ricordate?) veniva sempre accompagnata dal direttore-tutore del suo giornale, il Manifesto, molto somigliante ad un personaggio di Moretti nel film Ecce Bombo (ah! Pintor, Pintor!); sul suo mito autofondativo ci ha scritto un libro dal titolo : Fuoco amico (chissà perchè penso a Woody Allen!).
Quella della Sgrena è una grande battaglia personale contro l’amministrazione americana, è una grande battaglia per la ricerca della VERITA’, grandezze queste tipiche di quelle personcine tenaci e ambiziose, oseremmo dire minori, ma che, se ben supportate, possono trasformarsi in quei trapanini per modellistica con cui puoi costruire una cattedrale.
La Sgrena inoltre ha aperto anche un fronte interno, chiedendo al governo italiano di prendere posizione circa il processo, affermando che la magistratura italiana non viene presa in seria considerazione da parte dell’amministrazione statunitense.
I servizi segreti e la magistratura sono entità astratte, variabili ideologiche (ancora? Purtroppo sì!) a seconda dell’onnipotenza, dell’impotenza, del narcisismo, della convenienza, della carrierina, del progettino, e del Ponentino che spira a Roma che non si sa mai.
La Sgrena pare abbia anche vocazioni da statista o almeno da sottosegretario agli esteri quando si vola basso.
La soggettività si espande, l’io si monumentalizza e si fa icona mediatica, l’episodio esistenziale si fa mito di fondazione per una autorappresentazione che non concede aporie, flessioni, debolezza, ambiguità ; si è già dimenticato il pianto straziante dell’invocazione a vivere, la nuda vita ha già ripreso l’abito professionale della “cultura del piagnisteo” ben pagato e con il copyright protetto.
Certo verrebbe voglia di dire alla Signora: «ma stia zitta qualche volta».
Ho detto verrebbe voglia; io non lo farei mai, perchè dire a simili personcine di stare zitte si rischia di non liberarsene più.
C’è una domanda per me inquietante che l’autrice del libro, edito dalla Feltrinelli, pone nella scheda pubblicitaria: “perchè proprio me?”.
Meglio stare alla larga da simili domande che andrebbero rivolte al prorpio psicoanalista piuttosto che al lettore; sono domande tipiche delle persone instabili o in attesa di miracoli, stimmate ed altre santità erotico-mediatiche.
Bisognerebbe rispedire al mittrente il “me”, e restituirlo ad un “noi” più silenzioso.
Dopo tanto vagare, stanco di predicare il verbo di Cristo, San Pietro decise di fermarsi ed iniziare una nuova attività . Decise di aprire un’osteria, che chiamò l’Osteria del Gallo.
Desmond Morris, se ancora ce la fa, potrebbe scrivere La scimmia vestita. Oggi in treno ho visto esemplari giovani di questa specie.
Il mio amico D.P. mi chiedeva se si sapesse qualcosa del padre di Maurizio Cattelan suggerendomi poi la straordinaria somiglianza dell’artista con il Ministro Vannino Chiti.
Ho immediatamente pensato ad un ragazzo padre che ha in giro un figlio artista senza saperlo, o forse ho immaginato, amando la letteratura realista francese, che circolasse un segreto che il somatismo finalmente disvela.
In effetti, nella serie degli autoritratti di Cattelan potrebbe esserci il desiderio inconscio di appartenenza al vero padre, una pulsione di ricongiungimento originario al padre-ministro.
La cosa straordinaria tuttavia riguarda le strategie genetiche degli artisti, che non sono le stesse delle persone comuni.
Il Padre, Vannino Chiti, non ha generato Cattelan ma è Chiti ad essere stato generato da Cattelan.
È una sua opera d’arte, ma ancora non lo sa.