Libri scolastici

Settembre 18th, 2007

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Per il Prof. Minghetti i libri di testo scolastici non servono a nulla, tranne che agli insegnanti.
Gli zaini si fanno sempre più pesanti e spaccano la schiena ai bambini che procedono piegati in due come gli schiavi.
Per le famiglie sono una spesa intollerante, con la stessa cifra si può comprare una discreta biblioteca di letteratura in edizione economica (classici e contemporanei).
Se hai due figli ci puoi comprare un computer portatile con cui fare molto.
Per Minghetti bisognerebbe abolire il libro di testo e sostituirlo con i libri. Per il resto fa tutto l’insegnante.
La storia? Bisogna saperla narrare. La Filosofia? Bisogna filosofeggiare in classe citando le fonti così si fa storia con leggerezza. La Geografia? Sarebbe da matti farla con Google Earth? Per Minghetti no, però bisogna conoscerla (oltre a saper usare un computer). La letteratura? Tornare alla lettura ad alta voce e riproporre un sano medioevo con la lectio, quaestio et disputatio. La scrittura? Se leggi scrivi. La Storia dell’arte? Saperla raccontare, poi diapo, video e letture di testi con commenti collettivi, poi si viaggia ma basta con le uscite didattiche: i ragazzi prendono il treno la domenica e si vanno a vedere le mostre, si organizzano come per pubs e discoteche; non portarli più da nessuna parte così gli viene loro un po’ di fame e alzano il culo, e se la fame non gli viene vuol dire che non dovevano mangiare, basta con l’accanimento terapeutico scolastico.
Per le materie scientifiche Minghetti lascerebbe qualche libro purchè vengano ristampati in nuove edizioni ogni cinque anni.
Perché mai ogni anno si deve cambiare libro di testo? Quali rivoluzioni epocali non sono scritte in quei libri che non si possono trovare altrove? Perché gli insegnanti sono accaniti innovatori nella scelta dei libri scolastici e ripetitivi nel metodo? Cosa cercano di trovare in quel libro se non una personale salvezza che rifugge da se stessi?
Il vero libro di testo, secondo Minghetti, è custodito nell’insegnante. È lui il libro di testo, vivente, parlante, narrante. È, persino, il libro a venire.

Il giornalista, il sociologo, il politico

Settembre 15th, 2007

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Eugenio Scalfari, lucido come sempre, sul quotidiano La Repubblica del 12 settembre svolge la sua analisi sul vaffanculo day e sul “grillismo” o i “grillanti”, analisi che condividiamo. Manca però l’individuazione di quali potrebbero essere i “luoghi”, i “momenti”, per esercitare la propria partecipazione alle scelte politiche e far sentire la propria presenza, al di là delle scadenze elettorali.
Sullo stesso quotidiano, 14 settembre, Ilvo Diamanti è, come al solito, molto più attento e le conclusioni del suo articolo sono folgoranti: I leader del PD e della sinistra, per questo, oggi si muovono incerti. Fra due percorsi altrettanto insidiosi. Perché quando attaccano il V-day, quando deprecano, con parole sprezzanti, la cosiddetta “antipolitica”, se la prendono, direttamente, con la loro base. I politici che definiscono il V-day la risposta al vuoto della politica si autoritraggono, il vuoto sono proprio loro. Questa la sintesi finale di Diamanti.
Infine il ministro D’Alema. Lui ritiene che le centinaia di migliaia di firmatari del vaff-day siano l’espressione solo di un malessere, senza proposte politiche.
Ecco dunque un nuovo politico antipolitico inconsapevole, D’Alema, il più raffinato, algido, freddo e saputo dei politici.
D’Alema-Saputone, il gemello diverso di Veltroni-Capiscioni, non vuole farsi carico del “malessere” per elaborare una strategia che dia risposte politiche, come si diceva e a volte si faceva una volta ma, vacanziero, pretende che siano i cittadini ad elaborare progetti. In tal modo lui, antipolitico che ha altro da fare, può svolgere attività istituzionali di tutto riposo con compensi generosi. Ci tocca lavorare per lui.
Se io dico: D’Alema è indifferente al “malessere” perché è impegnato a “veleggiare” dico una cosa che può apparire qualunquista, di un qualunquismo probabilmente di destra, che rinfaccia una barca ad un politico; è una frase populistica, certo.
Una volta esisteva la “maggioranza silenziosa”, che pensava questo ma non lo diceva; le censure ideologiche forse non lo permettevano.
Rinfacciare un lusso ad un politico non è una “moda” ma è un modo per segnalare che non esiste più un rapporto di reciprocità tra il politico (come categoria oltre che come persona) e noi, tra te rappresentante e il resto che ti ha delegato. L’unica relazione che il politico ha con il mondo è lo specchio, che gli restituisce la sua immagine. D’Alema è un nuovo Narciso, e non tra i peggiori. Mancando la reciprocità tu hai privilegi che non ti riconosco più perché il tuo privilegio è uno schiaffo alla mia fatica e al mio mestiere di vivere (in deroga alla disciplina comune legislativa o consuetudinaria come viene definito dal dizionario De Mauro).
Dibatti di sanità pubblica ma ti curi all’estero, difendi l’istruzione delle scuole italiane ma i tuoi figli li mandi altrove, sei preoccupato per i giovani che hanno difficoltà per avere una casa, un luogo dove vivere, ma intanto compri a prezzi stracciati utilizzando tutti i privilegi danneggiando coloro che ti hanno votato, non solo lo fai per te ma anche per la tua generazione a venire, fai il bacchettone e il moralista ma vai con le puttane di lusso in alberghi di lusso e ti fai delle belle sniffate mistiche che poi non ricordi. Ai grandi si perdona tutto se hanno soddisfatto la relazione tra il sé e gli altri. Le vite private delle persone vere non interessano più di tanto se la loro dimensione pubblica è utile ed efficace. Anzi alcune biografie “scabrose”, soprattutto se postume, non scalfiscono l’immagine pubblica ma addirittura la accrescono.
Ma tu persona piccola, meschina, bugiarda, ipocrita, e soprattutto non reciproca nella relazione-opposizione politica/società, ti meriti l’antipolitica e la critica malevola che sfiora il qualunquismo, nella speranza che centinaia di migliaia di abitanti di internet ti seppelisca e ti cancelli. Qui siamo di bocca buona, siamo di mondo, non si tratta di moralismo, ma di etica comportamentale che solo un antipolitico odierno può comprendere. Tu, politico, non puoi. Per il resto a me Grillo non piace molto ma lo leggo e lo trovo interessante. Scelgo, separo, prendo il meglio, tralascio le esagerazioni spettacolari, e così via. Di te invece non mi piace proprio niente.

Antipolitica

Settembre 12th, 2007

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La posizione antipolitica di trenta, venti, o anche solo quindici anni fa, può essere valutata, in una luce attuale e con il senno di poi, quale posizione precorritrice dei tempi? Come se il “qualunquista” di ieri ricevesse un premio postdatato in considerazione del degrado della politica contemporanea.
L’ho sempre detto, te lo dicevo io.
Spiacenti, ma questo non crediamo sia possibile.
I non-pensanti di ieri rimangono non-pensanti oggi.
Chi non prende posizione oggi, o si distacca, non è la stessa persona di qualche anno fa, che mascherava la sua ignoranza e la sua collezione di luoghi comuni dietro l’attacco indiscriminato alla politica, qualsiasi politica, al governo, qualsiasi governo. Tuttavia erano ignoranti qualunquisti industriosi nel ricavare da qualsiasi politica, da qualsiasi governo, guadagni e opportunità coltivando solo gli affari propri.
Oggi l’antipolitico non è compreso dal politico, per ovvie ragioni.
L’antipolitico, oggi, è sin troppo intriso di politica e se ne vuole alleggerire, liberare. L’antipolitico è pensante e aspira alla leggerezza.
L’antipolitico è stanco, ne ha sentite tante, ha visto trasformismi stupefacenti e non appartiene più al target a cui sono rivolti stomachevoli leit-motiv.
Fa molto comodo alla politica brandire il pericolo di una deriva antidemocratica (o populista) prodotta dall’antipolitica; il fortilizio si sente assediato.
Ma questi richiami non funzionano più; fanno riferimento, ipocritamente, ad un mondo che non c’è più, non seducono ormai più nessuno.
Siamo trattati da cretini, ma non lo siamo.
I contrasti ideologici di ieri, le lotte politiche e le prese di posizione, mettevano in gioco scelte di vita. Oggi assistiamo alla secessione delle idee, mentre la vita va da altra parte e vorrebbe altre cose.
Siamo in svendita totale; anche le storie individuali dei politici sono sottoposte a lifting della memoria, attraverso nuove autobiografie retroattive, sotto gli occhi allibiti dei testimoni, piccole persone che, illuse, hanno speso tanto e che si ritrovano antipolitici.
Sarà Veltroni-Capiscioni a mettere le cose a posto, vedrete, è lui il nuovo che azzera tutte le storie, appiana tutti conflitti, avvicina le distanze; tutto omeopaticamente, non ve ne accorgerete neppure.

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Mattina in libreria

Settembre 10th, 2007

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V-day e il primo giorno del cinico Minghetti

Settembre 7th, 2007

 noto.jpg .  Il Professor Minghetti, che aderisce al V-day, ed il suo collega di Educazione Fisica, Mariani, tra i pochi uomini rimasti nel gineceo formativo, guardano pigramente l’accalcarsi furioso delle colleghe intorno al tavolo ove sono ammonticchiati i nuovi registri personali, quest’anno rossi, nuovissimi, vergini. Si avvicina il professor Grazia, di Religione, sportivo, dinamico, col solito borsone anche quando non c’è niente da fare, tipico ciellino; comunque sia, è il “terzo uomo”.«Avete visto che scena?»«Quale scena?»«L’assalto ai registri.»«Veramente noi qui stavamo valutando i fondoschiena dal punto di vista sociologico, se vuoi unisciti a noi, potresti dare valutazioni antropologico-religiose.»«Quest’anno vedo fondoschiena nuovi, più giovani.»«Sì, ma sono “culi” – permetti Grazia – precari.»«Preferisci culi in ruolo?»«Preferisco quelli delle supplenti.»«Perché?»«Perché mi fanno regredire.»«Senti Grazia, ma il tuo è nome d’arte o è proprio così?»«Dai patacca, dì, piuttosto, che classi hai quest’anno?»«Tutte prime, ho fatto domanda per avere la scorta.»«E della nuova Preside cosa ne pensi?»«Mi pare sia un brav’uomo.».

Notti Malatestiane

Settembre 6th, 2007

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Sul “maggiore” e sul “minore” si sono sempre intrecciati innumerevoli equivoci.
Il “maggiore” di oggi potrebbe svaporare domani, mentre il “minore” crescere, conquistarsi un futuro, se qualcuno lo riattualizza. Anche parole come “marginale”, “inattuale”, “sommerso”, “residuale”, “locale” sono sottoposte alla variabilità delle prospettive storiche ed al piacere della ricerca. C’è, infatti, una tendenza glocal – sì, la parola non è un granchè – che segnala un “trattenere” ciò che ci è vicino in una prospettiva spaziale estesa, colta, sensibile.
Nell’ambito artistico, poi, come si sa, le verità si susseguono come abiti di collezione in passerella, mutuandosi poi nel prêt-à-porter; di conseguenza nulla è dato una volta per tutte. Forse Fellinia non ci farà precipitare tutti in una Global City indifferenziata, visto che qualcuno ci ricorda il nome originario, Rimini, e gli uomini che la abitavano; e che la abitavano, soprattutto, artisticamente, poeticamente, musicalmente.
Coraggio artisti! Sperate, lavorate, create! Create nel quotidiano, nel “minore”, come se il vostro fosse un mestiere, molto bello, ma come tanti altri.
Meglio un futuro da minore di successo dopo morti, accolto da persone intelligenti, che un’onnipotenza fallita oggi, appena appena percepita da contemporanei cretini distratti, che contribuiscono al vostro insuccesso.

Saviano, la fine di agosto, il nostro ritardo

Settembre 4th, 2007

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Dittatori

«È consentito un caffè?»
«No, no, prima andiamo a comprare lo zainetto.»
«Va bene, dopo però ci fermiamo così io prendo un caffè.»
Eccolo il nuovo padrone di casa, di fronte al quale la madre deve piegarsi.
La madre, la donna, chiede il permesso ma non le viene concesso.
Dopo la crisi della famiglia patriarcale, dopo il padre padrone, attraverso gli steps della “rivoluzione femminile”, dell’emancipazione, della parità, della libertà, eccolo là il nuovo despota a cui tutto è consentito.
È scappato fuori da quell’apparente caos, liberatorio, ma ti inchioda ad un punto di partenza paradossalmente più arretrato di tua madre e persino di tua nonna.
Però, te la sei voluta.

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Capiscioni

Veltroni capisce tutto. È Capiscioni. Veltroni-Capiscioni propone in dieci punti come armonizzare il pianeta tasse. Dieci, come i comandamenti, qui non si scherza. Questo decalogo viene presentato come se si desse dello stupido a Prodi e al Governo. Perché Capiscioni scavalca tutti e, potendo, oscura la già debole luce di questo inesecutivo, impelagato tra le altre cose in dibattiti sui lavavetri. Torna alla mente D’Alema e la bicamerale, che offuscava il primo governo Prodi, anche se il premio più prestigioso lo ha avuto Bertinotti che lo fece cadere, ora Presidente della Camera.
In queste latitudini il presente non esiste. Ci sono però le inarrestabili ascese dei narcisisti Capiscioni.

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Gomorra

Hanno fatto tutto da soli ho hanno ingaggiato qualche consulente, qualche professore o critico letterario? Se lo fanno spiegare o i nuovi emergenti sono anche buoni lettori? Sarà perché si parla di loro o perché i ragazzi potrebbero sottrarsi dalla manovalanza criminale?
Come avranno valutato i camorristi questo?:

Quando tutto ciò che è possibile è stato fatto, quando talento, bravura, maestria, impegno, vengono fusi in un’azione, in una prassi, quando tutto questo non serve a mutare nulla, allora viene voglia di stendersi a pancia sotto sul nulla, nel nulla. Sparire lentamente, farsi passare i minuti sopra, affondarci dentro come fossero sabbie mobili. Smettere di fare qualsiasi cosa. E tirare, tirare a respirare. Nient’altro…

Roberto Saviano è scrittore. Accostarsi a lui vuol dire accostarsi alla letteratura. In Saviano c’è una bella scrittura (la bellezza sta nello stile con il quale si descrive l’orrore). Ma anche buone letture. Ci ritorneremo, ma intanto cominciamo col dire che oltre a tutelare una persona minacciata per le cose che scrive è “dovere” tutelare ed accudire la nostra buona letteratura e di conseguenza i nostri scrittori. In fondo, tutte le ambiguità sul “caso” Saviano sono le stesse ambiguità e ipocrisie che aleggiano sulla letteratura, con la differenza che Saviano ha una colpa inespiabile nei nostri quartieri intellettuali: il successo.

Pablo

Settembre 2nd, 2007

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Pablo è un ragazzo di 13 anni, enorme. In altre epoche avrebbe goduto dell’appellativo di gigante, venerato e temuto.
L’avvicinarsi dell’inizio della scuola lo terrorizza e per pacificarsi mangia ancora di più.
I compagni lo tormentano, lo chiamano Cicciogay, mentre le compagne sono sottilmente più feroci chiamandolo Pisellin.
Fortunatamente nelle scuole non si insegna più nulla ma in compenso si stanno trasformando in cliniche e Pablo ha a disposizione la psicologa, la grafologa, la dietologa, la riflessologa e la sessuologa.
Quando Pablo è in ansia mangia; se potesse mangerebbe anche i compagni.
Ha grandi capacità di calcolo, a volte sembra che dia i numeri ma in realtà è capace in due secondi a fare la somma della targa di un’auto appena intravista; in matematica è troppo veloce e lo prendono in giro perché in classe pensano sia anche demente.
Quando disegna è delicato e sensibile ma non finisce mai il lavoro perché si mangia tutte le matite. Scrive poesie per le sue compagne che regolarmente gli vengono rubate e lette la mattina dopo davanti a tutti, in uno sbellicarsi di risate.
Pablo veste da sportivo americano anni Sessanta, indumenti confezionati dalla madre che, si dice, sia una sciroccata.
La psicologa un giorno gli ha chiesto se per caso si drogasse e Pablo ha scorreggiato per l’ansia provocatagli dalla domanda. La psicologa svenne. La sessuologa invece gli aveva chiesto una volta se si masturbasse e lui le ha timidamente proposto una mangiata di pizza con lui. La sessuologa rispose che la seduta era finita. Quella sera Pablo mangiò sette pizze, ma non si masturbò.
Il futuro di Pablo noi forse non lo conosceremo mai, ma di certo migliorerà quando lascerà la scuola e potrà realizzare il suo sogno di matematico.

TORNO SUBITO

Agosto 27th, 2007

sedia.jpgVerrebbe voglia, qualche volta, di andare in pensione da se stessi. Dopo anni di contributi al proprio io vigile, al proprio ego famelico, si ha voglia di lasciarsi liquidare da sé e mettersi a riposo. Meglio ancora, radicalmente, licenziarsi e dimenticarsi. Dimettersi. Se non sono possibili queste scelte allora si potrebbe optare per un Part Time dell’esserci, che consente una metà sparita, smemorata, dimentica di sé e completamente vuota, vuota di senso e di tempo. Arrivederci tra una settimana.

Ombre grigie

Agosto 24th, 2007

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Il Maestro se ne sta comodamente seduto in poltrona a gustarsi il suo drink, dopo le fatiche del concerto. Una bella signora, elegante e intraprendente, prova nella conversazione.
«Sapevo che c’era la registrazione del concerto e ho represso la tosse come potevo, sono per giunta raffreddata.»
«Mia cara signora – risponde un cinico gentile – ma qualche colpo di tosse dà autenticità alla presa diretta; qualche rumoretto di legni o scricchiolìo di sedie mi confermano che ascolterò un cd dal vivo. Piuttosto, ci sono colpi di tosse e colpi di tosse, non tutti sono uguali. Il suo, ad esempio, com’è? Vuole essere così gentile da farcelo sentire?»
«Non saprei, sono confusa, ci provo. Va bene così? Ancora?»
«Grazie, credo possa bastare, lei è stata molto gentile. Maestro lei che ne pensa?»
«No, non ci siamo; lei, Signora, non ha una tosse da registrazione, mi spiace, ha fatto molto bene a reprimersi.»

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I futuri leaders del Partito Democratico competono rimbeccandosi con citazioni di films e testi di canzoni. Il bottino oggi è questo. Alle primarie andranno a votare, secondo le previsioni, un milione di persone: registi e registe, cantanti e cantautori, attori e attrici, musicisti, artisti e scenografi, scrittori e giornalisti, poeti e sceneggiatori, vip televisivi e politici. Mancheranno all’appello comuni cittadini non in grado di capire i sottili rimandi musicologici e le schermaglie da cinefili dei contendenti.

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Molti considerano il web un “luogo” non idoneo per fare esercizio d’arte e letteratura, pensiero e vita. È una vecchia storia, cominciata forse con Baudelaire, sulla letteratura e i giornali quotidiani. Dietro questa “sprezzatura” della libertà su internet, mascherata dal giudizio di “dilettantismo” su chi scrive sulla rete, ci sono in realtà interessi economici e paure. Ma anche paradossali e stupidi moralismi: Bill Gates ha imposto a suo figlio di navigare non più di 45 minuti, come se lui gestisse spazzatura adatta agli altri ma non ai suoi incorruttibili figli. Pare che oggi per essere attuali bisogna essere (falsamente) antimoderni. Io preferisco essere moderno anche se inattuale.