Gramsci e la Callas

Novembre 20th, 2009

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La prima volta, poco meno che ragazzo, vidi la famosa fotografia di Gramsci, quella in cui sembra un santo o un martire cristiano. Poi conobbi il titolo della sua opera, “Lettere dal carcere”. Molto più tardi ci fu la poetica di Pier Paolo Pasolini con “Le ceneri di Gramsci”. Il tutto aveva il sapore di una sacralità martiriologica o cristologica,  sicuramente mistica, e se così non fosse sarebbe decisamente mitica e rituale.

Uno storico antropologo qui non potrebbe che verificare un divisione di genere non tradizionale, trattandosi di un eterosessuale (si presume) ed un omosessuale che si dichiara tale.

Con Pasolini c’è la combustione e poi la cenere di quel mito sacro.

Siamo nel campo dell’opera lirica; non a caso Pasolini ammirava così tanto la Callas.

Ma anche alle  ceneri possiamo appassionarci, con disincanto, senza necessariamente cadere nel narcisismo sacrificale o semplicemente nostalgico.

Amore e ginnastica di Edmondo De Amicis

Novembre 9th, 2009

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Scordatevi “Cuore”. “Amore e ginnastica” di Edmondo De Amicis è proprio un’altra cosa. È un libro sul vojerismo erotico e sulle fantasie sessuali. Astro attrattivo di tali pulsioni è la maestra di ginnastica Pedani mentre il segretario Celzani il suo infelice e frustrato spasimante. L’universo educativo pedagogico che fa da sfondo, in quel mondo torinese post unitario, non è poi molto distante. Nel linguaggio enfatico  del congresso nazionale dei maestri di ginnastica ivi descritto ci sono già le retoriche fasciste in nuce, l’esaltazione della razza, la gioventù portatrice della fiaccola dell’avvenire con il vigore del corpo consacrata alla nazione. Un riverbero anche nell’oggi, con quel ministero quasi invisibile denominato “della gioventù”, presieduto da una seriosa e mal truccata giovinetta che organizza riaggiornate colonie estive. L’età non è una classe, ci ricordava Franco Fortini qualche decennio fa.

Se volete rimanere affezionati al De Amicis di “Cuore” e al suo “guazzetto di lacrime”, come lo definì Giovanni Pascoli, non leggete questo libro. Se volete rimestare nell’italica letteratura con occhi nuovi e con lo spirito benjaminiano di un primo mattino leggetelo senz’altro, vi divertirete, riderete, e riacciufferete tutta la freschezza e la brillantezza della nostra lingua italiana, la più marginale tra le lingue del globo, purtroppo, anche se viene studiata in alcune università in culo al mondo.

Mattini d’inverno

Novembre 2nd, 2009

antonio-marchetti-mattino-dinverno.jpg«La fata, presso la quale si ha diritto a un desiderio, c’è per ognuno. Solo che a pochi riesce di ricordarsi del desiderio che hanno espresso; così solo pochi si accorgono del suo compimento nel corso della loro esistenza.» (Walter Benjamin, Infanzia berlinese) 

Tornare a Ravenna

Novembre 1st, 2009

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Il giudizio sulla città in cui si vive deve sempre tener conto di quello distaccato e straniero di chi è di passaggio, o di chi torni nei luoghi dove si è vissuto dopo un certo tempo. Il sapore di una città risiede  anche nel dettaglio minimo dello sguardo straniero e condisce con una sua propria pietanza il piatto collettivo che, molto spesso, risulta autoreferenziale.

Lo sguardo del distacco spesso lo si cerca nelle figure alte e consacrate dal successo, spingendo tutto nella forma di un medaglione, di una icona mediatica. Invece, quello sguardo straniero, si trova nell’imprevedibiltà della vita di ogni giorno, che ci riporta nei luoghi in cui abbiamo vissuto o che ci pone di fronte una città mai vista prima. Ciò che conta è che in entrambe le esperienze del luogo, noi siamo in grado di assaporare qualcosa di essenziale e immediato e per nulla superficiale. Andiamo in profondità osservando le forme. Questo è accaduto pochi giorni fa quando siamo tornati dopo alcuni anni a Ravenna. In questa città lo sguardo deve arrendersi a seguire due grandi forme. Una città intrusa ed una estrusa. Queste due forme non abitano in luoghi separati ma sono presenti contemporaneamente in una specie di forma sublime che aspira all’unità.

Bella Ravenna, si apre solo con password, il centro è stupendo e nella forma intrusa c’è il suo magmatico e popoloso, ma geometrico, territorio arcaico-globale altamente produttivo (a parte questo particolare periodo).

Il nostro agire

Ottobre 26th, 2009

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Un certo silenzio, una rarefazione di interventi su questo Journal sono dovuti a problemi di stomaco più che di testa o di pigrizia intellettuale.  Gli eventi italiani seguono una accellerazione verso la rovina e l’autodistruzione; bisogna lasciar sedimentare il lavoro delle viscere affinchè sorga un qualche pensiero lucido e distaccato. Quanti siamo ad andare di corpo in modo inconsueto o ad essere afferrati da conati di vomito? Molti, una grossa minoranza. Ma ormai l’indignazione è la forma aggiornata della rassegnazione.

Ciascuno può fare molto nel piccolo mondo in cui vive e lavora, nel quotidiano (il “territorio” è il quotidiano spaziale ed esistenziale). La Costituzione sancisce, ancora, la nostra libertà, cominciamo ad applicarla giornalmente, di primo mattino. Ogni autocensura, ogni timidezza, qualsiasi pavidità relativa al nostro agire rappresenta un calpestare i diritti che costituzionalmente ci sono riconosciuti. Così facendo calpestiamo anche quelli degli altri, di quelli che coraggiosamente resistono e tutto alla fine ricadrà su tutti.  La  perdita dei diritti ce la vogliamo anche noi, nei nostri comportamenti spesso ipocriti.

Tra breve potrebbe essere troppo tardi.

Massimo Cacciari a Ravenna

Ottobre 15th, 2009

 

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Venerdì 30 ottobre, alle ore 18.00, presso la Sala Arcangelo Corelli del Teatro Alighieri, Massimo Cacciari, filosofo, Ordinario di Estetica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano, nonché sindaco di Venezia, terrà una conferenza dal titolo Da Leopardi a Beckett.

Hamletica, l’ultimo libro di Cacciari, pubblicato da Adelphi nella primavera del 2009, indaga una triade basilare del pensiero dell’età Moderna e Contemporanea, quella composta da Shakespeare, Kafka e Beckett. Nello specifico, la figura di Amleto, quella di K., il protagonista del Castello, e quella dei “solitari” – Vladimiro ed Estragone, Hamm e Clov –, attori dei drammi beckettiani.

Cacciari cita un passo fondamentale di uno dei Racconti in sogno del grande poeta francese Yves Bonnefoy: «Il mondo stava per finire» poiché «l’insieme delle immagini prodotte dall’umanità avrebbe superato il numero delle creature viventi». Su ciò si gioca il destino dell’artista (scrittore, pittore, musicista,  ecc.) “dell’ultimo giorno”. Cosa deve fare? Indugiare? “Farla finita”? Continuare «il nauseante gioco delle rappresentazioni, magari nella forma della dissacrante ironia?». Ma, per Cacciari, Beckett è già «oltre l’artista dell’ultimo giorno». La sua scrittura è «una perenne, infaticabile lotta contro il dis-correre in cui siamo immersi, una perenne ascesi verso il poterlo dis-dire attraverso la sua stessa, implacabile rappresentazione». La nota dominante non è l’“ironia”, ma il “comico”. E qui ritorna Leopardi: «Quanto più l’uomo cresce […] e crescendo si fa più incapace di felicità, tanto egli si fa proclive e domestico al riso, e più straniero al pianto».

Il volume ha ricevuto, all’inizio di ottobre, il premio De Sanctis 2009 per la saggistica, che ha riconosciuto «l’alto valore critico» di una ricerca «schiettamente saggistico-ermeneutica su grandi autori del canone occidentale». Premio ancor più significativo, dal momento che i concetti e la prosa di Cacciari non hanno mai concesso molto al grande pubblico, svolgendo un serrato percorso di riflessione sul pensiero negativo (Krisis, 1976), sui principi primi e ultimi della filosofia (Dell’Inizio, 1990 e Della cosa ultima, 2004), sulla “dualità” e sul conflitto come radici dell’Europa (Geofilosofia dell’Europa, 1994 e 2003 e L’Arcipelago, 1997 e 2005) e sull’ermeneutica dell’arte contemporanea (Icone della Legge, 1985, 2002 e Tre icone, 2007). Cacciari non è nuovo al palcoscenico della nostra città, invitato più volte, negli anni Novanta, dal Circolo Gramsci (si ricordano le sue conferenze su Simone Weil, Leon Battista Alberti, Dante e Francesco), e, negli ultimi anni, da Ravenna Festival. La conferenza di Cacciari al Teatro Alighieri affronterà alcuni temi trattati nel suo recente libro. L’incontro, organizzato dalla Fondazione Ravenna Capitale con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, sarà introdotto da Alberto Giorgio Cassani, docente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e Presidente della Fondazione.



COMUNICATO STAMPA

Ottobre 9th, 2009

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COMUNICATO STAMPA

 

Non esistono poteri assoluti

Almeno per ora

 

Non tutto è perduto, in Italia, ALMENO PER ORA.

 

E, ancora una volta, è stata la Costituzione della Repubblica a indicare la strada da percorrere.

 

Non era possibile conciliare la Legge Alfano con l’articolo 3 della Costituzione, che sancisce l’uguaglianza dei cittadini.

 

Per questa ragione il Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna, con numerose associazioni e alcune forze politiche, aveva, a suo tempo, promosso il Referendum abrogativo della legge Alfano e raccolto le firme necessarie, in provincia di Ravenna e in tutta Italia.

 

Non avevamo dubbi: la suprema Corte avrebbe dichiarato l’incostituzionalità della legge Alfano ma, nel frattempo, chi informava la cittadinanza nel merito della grave aggressione alla legalità costituzionale ancora una volta in atto?  Poche voci libere, nella stampa e nelle TV, lo stavano facendo.

 

Con la raccolta delle firme, che  superò di molto le 10000 nella provincia di Ravenna, abbiamo attivato una ampia e capillare opera di controinformazione e di resistenza civile.

 

Ora ci aspetta un altro compito, non meno urgente del precedente.

 

In primo luogo, vigilare per il pieno rispetto della sentenza della Corte. Inoltre, sono annunciate riforme costituzionali che potrebbero stravolgere la Costituzione e “legalizzare”  il “primus super pares” che l’avvocato Ghedini ha avuto il coraggio di teorizzare di fronte alla Corte. Una aberrazione politica e giuridica che si colloca al di fuori della tradizione liberaldemocratica europea, ma che ha, almeno, il pregio della chiarezza, perché rende esplicito che chi ci governa, oggi, vuole superare l’equilibrio dei poteri, e dare vita a un esecutivo da cui dipendano sia il Parlamento che l’ordine giudiziario.

 

Prossima probabile mossa, la Repubblica presidenziale, con il presidente eletto direttamente dal popolo.

 

Ieri sera il presidente del Consiglio è stato chiaro, con una aggressione al Presidente della Repubblica inaudita e con una tremenda invettiva, che dice tutto della sua concezione del potere: “viva l’Italia, viva Berlusconi”.

 

Tutto chiaro.

 

Talmente chiaro che ci chiediamo: E’ COMPATIBILE CON LA NOSTRA REPUBBLICA CHE E’ ANCORA UNA REPUBBLICA PARLAMENTARE un presidente del Consiglio che si esprime e che agisce così?

 

Riteniamo di NO.

 

Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna

8 ottobre 2009

Nostra Signora dei Turchi.

Settembre 17th, 2009

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I denti con intercapedini e plinti acciaiosi si trasformeranno in utili ancoraggi per una faccia che tende al retrattile ed alla catastrofe.

Il pene d’acciaio, incuneato nel mutabile e capriccioso cavernicolo verticale, infiammerà muscolatura  tessuti e derma che imploderanno, raccogliendosi a brandelli scomparenti e liofilizzati su un cilindro priapico-metallico smussato.

L’uso nei decenni di rialzature di calzari fatte realizzare in centri di ricerca specializzati ma parcellizzati –  per sopperire ad una autopsicomenomazione – comprometterà la spina dorsale che tenderà ad una compensazione curva, una cifosi devastante che va a pescare subdolamente nell’anamnesi ancestrale del paziente la cui retrostoria presenterà aporie e tempi vuoti; cifosi probabilmente acutizzata anche dall’attuale progressiva lesione autoprodotta delle vie cerebrellari.

Il rachitismo negli arti inferiori, già visibile in età adulta, troverà aggiuntiva tragica evoluzione in gambette non più in grado di sostenere un peso corporeo, fuori baricentro, che aumenta di settimana in settimana.

L’immagine di insieme è di un vecchio deforme, una deformità accompagnata da un dispositivo tecnologico di sostituzione che renderà la deformità particolarmente mostruosa nel suo perverso confine con l’uomo macchina, l’uomo robot, l’uomo bionico.

Allora, forse, quando il mostro apparirà esibendo la sua morte anche tecnologica (almeno così accade per ora), gli inattuali di ieri saranno i contemporanei di domani.

Morte di un imperatore pornopop

Settembre 17th, 2009

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Come immaginare la morte dell’imperatore oggi? Come potrebbe morire nell’immaginario individuale, il mio, l’egoarca (come lo definisce sofisticatamente Giuseppe D’Avanzo)?

Mi verrà in aiuto Maurizio Cattelan e una sua opera: Papa Giovanni Paolo II schiacciato a terra da un meteorite. Per l’attuale imperatore pornopop egoarca la morte la vedrei comunque causata da portento celeste, una traiettoria altrettanto verticale, improvvisa e implacabile, transpolitica e aideologica. Penso al fulmine. Un fulmine che colpisce solo Lui e risparmia le bodyguard. Un fulmine piccolo e potente, circoscritto in una rara fenomenologia di elettrica sventura. Il corpo probabilmente verrà carbonizzato e quasi polverizzato, una nerezza insostenibile allo sguardo per qualche attimo contornerà una dentatura bianca che ricorderà il gatto del Ceshire di Alice.

Il reporter che catturerà questo attimo vincerà il Premio Pulitzer o lo venderà a El Pais. La Chiesa cattolica cercherà di minimizzare l’evento cercando di allontanare per quanto possibile qualsiasi interpretazione che possa coinvolgere l’intervento divino. La conferenza episcopale negherà la mano di Dio; il Papa farà riferimento a casualità tragiche dovute alla metereologia e farà citazioni scientifiche per dimostrare che Dio non c’entra. I laici e le frange atee della società al contrario esibiranno striscioni e lanceranno slogans nelle piazze e banner sul web molto semplici: Dio esiste.

Il politico

Settembre 4th, 2009

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Oggi il politico dice la verità, tutta la verità che la tradizione politica italiana ha accumulato.

Dice la verità della politica nella sua messa in vendita nel mercato dei media. La verità oggi è nuda, ed è esibita nella sua terribile potenzialità autodistruttiva, dal politico sotto contratto, senza più le vecchie maschere barocche.

Distruggere l’altro è abbastanza un modo per distruggere alla fine anche se stessi.

Dopo la morte dell’Imperatore sarà peggio, ci sarà la ferocia cannibale dei senza contratto, delle verità senza più il padre padrone. Le verità senza più ascolto.