Dal simbolo dell’aquila, presente nelle antiche incisioni quale simbolo della giustizia che dalla sua postazione aerea tutto controlla, siamo passati in passo breve all’occhio elettronico (e quello satellitare) che controlla i nostri movimenti quotidiani. Le telecamere che ci scrutano hanno poco a che vedere con la giustizia o con la nostra sicurezza; piuttosto esse rispondono ad una fretta sanzionatoria che pre-esiste a qualunque possibilità interlocutoria. Attraverso una tempesta mediatica sul tema della sicurezza dei cittadini lo stato limita la libertà , sia quella pubblica che privata. Gli italiani si sono intrappolati da soli.
D’altro canto, la maggioranza dei nostri concittadini proiettano all’esterno una insicurezza propria, accompagnata da una progressiva assenza di identità . Una identità che oggi non è nè nazionale nè europea. Ad una società di nonpensanti è preclusa la possibilità di mettere in relazione i fatti e le cose. L’autocensura impedisce di notare le balle spaziali del burattinaio di Palazzo Chigi che si alternano da un giorno all’altro in contraddizione con se stesse, rendendo confusa e indecifrabile la balla vera. La verità , quella, gli italiani da tempo non riescono più a percepirla. Una vocazione all’autoannientamento felice serpeggia nell’italia postfascista.