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Qui, nel mondo in cui ci è capitato di nascere, si è sperimentato tutto: l’impensato lo si esperimenta oggi.
Il presente lo viviamo piuttosto preparati, meno coloro che perdono dignità economica e sociale che non hanno voce, a parte i format televisivi a tema ove si procede per emblemi. Gli sconfitti sono muti, mentre i più preparati, per quanto marginali ma che sbarcano il lunario, sono più ciarlieri: amano rigirarsi il giocattolo dell’indignazione tra le mani. Siamo impotenti entrambi, se messi di fronte alla potenza messa in campo; ma noi non ci sentiamo impreparati.
Qualche filosofo in giro per il Paese ad insegnare la “Polis”, qualche viaggio in Europa, qualche libro memorabile, una certa propensione ad avvertire il pericolo nel corpo prima che nella mente, alcune esperienze dolorose, la soglia dell’armonia e dell’equilibrio, l’amore, la passione per la Politica (per il “Politico” si diceva…), la scelta dell’A(a)rte, alla fine ci hanno aiutato a non essere colti di sorpresa.
Mentre ci aggiriamo tra le rovine già cogliamo le possibilità di giorni migliori. Forse l”indifferenza appassionata” perde colpi sulla “passione”, mentre l’indifferenza sembra cedere spazi alla “partecipazione”.
Una partecipazione “negoziata”. Di volta in volta, e non più come astrazione o dittatura.