.
.
La libreria Einaudi di Rimini si è spostata di alcune decine di metri, al civico 17, nella stessa via Bertola. Spazio ampio e funzionale e più disponibile ad accogliere gli incontri con gli autori, letture e altre attività , non ultime le periodiche esposizioni d’arte contemporanea che qui faranno meno fatica a competere con lo spazio dei libri. Per rimanere al 17, in questo caso il giorno del festeggiamento del 150° anno dell’unità d’Italia, la libreria ha pre-inaugurato il nuovo spazio, ormai quasi pronto, ospitando due autori einaudiani, Michela Murgia e Marcello Fois, entrambi diversamente sardi. Grande successo, grande voglia di ascoltare, di partecipare, di leggere. La città felliniana-mortifera si arricchisce di un ulteriore luogo ove esercitare il proprio esserci autentico e spontaneo, a dispetto della vacuità e distanza degli amministratori e politici impegnati tra notti rosa, capodanni, fondazioni e rifondazioni varie a colpi di cambiali in protesto. Non c’è altro modo, la città bisogna costruirsela, o una parte di essa, e difenderla con le unghie. Il pomeriggio con Murgia & Fois è scivolato via piacevolmente e non è certo mancata la politica e la polemica, nel senso etimologico alto, visto che i due scrittori si sono autodefiniti “scrittori antagonisti”. Il nervo scoperto di scrivere per una casa editrice la cui proprietà pone problemi di coscienza (un mal di denti aperto da Vito Mancuso mesi fa) non è stato affatto rimosso, anzi, ciascuno ha ribadito la propria posizione motivandola con chiarezza e onestà . Tuttavia si dovrebbe parlare più di letteratura, la propria, o quella che si ama, per evitare quella tendenza che ormai ha preso piede nei talk-show televisivi o nelle interviste ove si parla sempre d’altro; se si è attore, regista, scrittore, pittore (raro) tutto in ogni caso si sposta nella richiesta o nel fornire opinione su tutto, e raramente si entra nello specifico di ciò che si fa, se non altro per capire di cinema, di letteratura, di arte.
Si può essere antagonista, forse, parlando un pochino più di letteratura, e trovare in essa la forza scardinante e rivoluzionaria da contrapporre alla cultura piatta e manipolatoria del glamour. Michela Murgia ha posto una domanda molto importante, e le sono grato per questo, circa gli scrittori italiani in un confronto con gli americani. Chi narra la nostra storia così come la sanno ben narrare gli scrittori americani? Una domanda che risuonerà per lungo tempo. Lo so, avrei dovuto alzare il ditino e dire che forse Sebastiano Vassalli, anche lui einaudiano, qualcosa ha pur fatto. Forse gli americani hanno una identità e appartenenza, almeno a tavola, davanti all’annuale tacchino? Può essere!
In bocca al lupo ai nostri giovani librai.