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Diverse cose interessanti in via Serperi a Rimini in queste estive ultime settimane. (percorsiestravaganti)
Récit poetico di Sabrina Foschini, conferenza e interventi del genial-picaresco Alessandro Giovanardi; i due curano una doppia mostra “amorevole” (amor sacro). Incontri e ritrovamenti piacevoli alle inaugurazioni, quasi una risposta all’invasione degli autori in spiaggia a ricordarmi il bellissimo racconto fantascientifico di Flaiano sull'”invasione dei capolavori” nelle città . Intermezzo installativo di Franco Pozzi durante le letture poetiche: tutti seduti in doppia fila uno di fronte all’altro nel corridoio-acquario della galleria, come nelle feste private dei primi anni Sessanta, ma qui nessuno invita a ballare; piccoli ceri che Pozzi spegne tra un verso e l’altro.
Tutto elegante e un po’ fané, come petali di rose a suggello di un amore di appena ieri.
Tra i vari “giovani” artisti che espongono in questa doppiezza dell’amore, a parte le bellissime “lavagne” di Federico Guerri ed il “magister” Massimo Pulini, è il femminile a farsi largo, in un crinale storico oggi per le donne abbastanza difficile ed ambiguo. Sono le foglie fotosensibili al naturale di Lucia Baldini o le stoffe e ricami di Monica Pratelli che si muovono con i passi della lentezza, non tanto nell’esecuzione tecnica delle opere ma in una temporalità femminile che nell’arte, o forse ormai solo nell’arte, presenta una “resistenza”, un “rattrappirsi” del tempo, in una inattualità contemporanea che potrebbe aiutare tutti noi se solo ci si liberasse da vecchi stereotipi di nicchia e di vetuste alterità nostalgiche presso cui questi artisti quarantenni (o quasi) sembrano spesso rifugiarsi. Rifugio post- naufragio.
Più in generale (ammesso che ogni mostra abbia una certa cromìa), tra le variazioni del nero, si declina ancora la memoria del “nero punk”, forse meno luttuoso e orfano di allora ma che continua ancora a segnalare, con una certa preoccupazione, la sparizione del colore.