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Leggo sempre con attenzione gli articoli di Roberto Saviano. Alla fine appare sempre il © di Santachiara, agente ed editor del nostro scrittore, ma anche di altri non meno importanti.
Come in altri articoli e piccoli saggi di grandi autori, il ruolo dell’editor (ed in molti casi si tratta di puro writing) omogenizza la lingua rendendola pulita, piana, chiara, corretta, in un certo senso globale. Gli articoli dei vari grandi autori iniziano ad assomigliarsi.
Ciò si rende più evidente quando i cosiddetti “grandi della Terra” intervengono sui media in forma scritta. I loro interventi sono perfetti, secchi, sintetici. Ma si assomigliano quasi tutti nello stile. È lo stile globale del writing editor.
Lo stile anglo-americano sembra vincente, piegando la complessa lingua italiana – purtroppo lingua minoritaria nel mondo – rendendola a priori più facile nella sua traduzione.
L’editor è una figura importante perchè garantisce la circolazione del testo, la fama dell’autore ed il suo fatturato, oltre al proprio. Lo stile dell’autore diventa difficile da individuare.
Forse, se avesse un suo stile originale e poco globale, avrebbe difficoltà di mercato.
Se mi chiedete quali sono i contenuti degli articoli di Saviano risponderei che sono di grande interesse e li condivido quasi sempre.
Ma se mi chiedete quale sia il suo stile letterario e l’originalità della sua scrittura non saprei che dire.
Si potrebbe affermare che ci sia, in Saviano come in altri autori impegnati, la scelta nel farsi comprendere da tutti e dunque assumere uno stile “elegante” e formalmente orizzontale, facilmente comprensibile. La semplicità è un valore letterario, una conquista, una risorsa. Lo scrittore “scende”, posizionandosi ad una altezza media, giustamente. Ma se le semplicità si assomigliano, e se a perderci è la lingua, dalla posizione media si scivola inevitabilmente alla posizione bassa.
Sarebbe opportuno, qualche volta, invitare il lettore a salire, ad adeguarsi all’autore e non il contrario. Si perde in fatturato ma ci si guadagna in letteratura, oltre a far crescere il lettore spingendolo in alto.
Si fa sempre in tempo a ricadere nella medietà .
Ma forse parliamo di letteratura laddove non ce n’è e non vuole esserci?
Vado alla Trilogia del Nord di Céline, che mi aspetta in giardino in questo ultimo scorcio d’estate…