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Grazie a tutti per essere qui stasera, per questo incontro con il direttore di una delle riviste d’arte più lette e diffuse nel mondo; con il direttore del nuovo museo di arte contemporanea che si è inaugurato ieri, e infine con la grande scrittrice d’arte volata da Los Angeles appositamente per questa conversazione.
Vorrei lasciare subito la parola ai nostri ospiti ma, visto il mio ruolo di coordinatore, propongo qualche paletto, agli invitati e a voi pubblico di giovani.
Dal direttore della rivista ci piacerebbe ascoltare la sua esperienza personale, i suoi esordi giovanili e le mutazioni dell’arte successive, in un intreccio tra privato e storia, se se la sente. Io credo di sì, altrimenti non sarebbe qui.
Per il museo chiederei al direttore di raccontarci, con la sincerità e la libertà che conosciamo, le relazioni tra mercato e scelte museali, oltre naturalmente alle acquisizioni ed agli archivi storici (archivi storici, ormai, che si scrivono nell’attimo, e che nello stesso attimo fanno morire i viventi dell’attimo prima).
Al terzo ospite proporrei quasi un orizzonte intermedio tra la rivista ed il museo, che potrebbe proporre avvicinamenti nuovi e facilmente comunicabili. A questi forse il difficile compito di tradurci l’esoterico contemporaneo in un linguaggio “comprensibile” (esso sì “contemporaneo”, anche se inattuale) per questi giovani esordienti che sono venuti ad ascoltarci. Dopo questi paletti vorrei dire che le domande sono libere, magari io seleziono e le metto in un ordine che avrò nella testa sul momento, ma vorrei sottolineare il fatto della libertà delle domande.
Mi riferisco ad una libertà interiore, solo personale, che superi timidezze o paura di essere giudicati. Questo incontro, in effetti, apre un piccolo cerchio magico, come si diceva una volta, ove si gioca l’arte. Non abbiate dunque paura a fare domande stupide. Nell’arte molte domande stupide sono diventate capolavori. Buon ascolto allora, ci risentiamo più tardi per orchestrare le domande e l’eventuale dibattito, anche questo come si diceva una volta. Sul concetto temporale di “una volta” organizzeremo un seminario l’anno prossimo. Prego… a lei la parola direttore.