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Sul Venerdì di Repubblica del 26 febbraio campeggia sulla copertina un intenso ritratto fotografico di Philip Roth dal titolo: “Io e il sesso”.
Sono quei titoli che dovrebbero invogliare il lettore (ma chi già compra la Repubblica sin dal primo numero non ha bisogno di essere invogliato da alcunché) per poi introdurlo al mondo letterario del grande scrittore americano.
Niente di più sbagliato, l’articolo-intervista non smentisce il titolo; non si parla di letteratura ma di sesso. Sembra che Roth abbia solo scritto di sesso. L’inviata del settimanale smentisce il luogo comune che la sessuofobia sia solo al maschile; c’è oggi una diffusa sessuofobia (mascherata dal politicamente corretto e da certo secessionismo femminista) tutta al femminile. Roth risponde con sarcasmo ed ironia alle domande ma la sua letteratura ne esce male o non appare affatto. Un autore viene fuori al meglio con un buon intervistatore ma nel servizio che abbiamo di fronte c’è da chiedersi quale Philip Roth abbiamo letto in questi anni. Pensavamo che il sesso, la morte, il dolore, la malattia, la politica fossero i temi della vita (e della letteratura classica) e che Roth ha sempre trattato (rileggere “Chiacchiere di bottega”). Ma parlare di ex mogli, di letto, di onanismo, di prostata senza la letteratura ci ricorda, a rovescio ma specularmente, la signorina Delphine Roux de “La macchia umana”, con qualche anno in ritardo storico, e che forse agonizzerà la sua carriera, con l’aiuto della chirurgia plastica, in qualche Talk-show spazzatura contemporaneo .
Purtroppo il Venerdì di Repubblica per molti è ormai solo l’incombenza dei cinquanta centesimi , per il resto si può infilare direttamente nella raccolta differenziata della carta o lasciarlo al giornalaio. Meglio “D”, forse lì avrebbero fatto di meglio.
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Il 5 marzo Ennio Flaiano compie 100 anni, portati piuttosto bene.
Per ricordarlo pubblichiamo alcune righe di silenzio: