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Un nuovo spazio espositivo a Rimini. Uno spazio aperto al possibile: mostre, libri e incontri con autori, performances, musica.
Siamo in via Serpieri, al numero civico 17. Inaugurazione davvero gremita di gente; c’era la parte migliore della città , o almeno quella sensibile alle imprese culturali originali e nuove che hanno il coraggio di mettere tenda in un deserto che, dicono in molti, sembra crescere in città .
“Materia è memoria” è il titolo della mostra inaugurale ove, evidentemente, si è voluto trasformare la congiunzione bergsoniana in un “essere” contemporaneo, perentorio, immanente.
Tre gli artisti in mostra, uniti dal tema, ma in qualche modo catturati dalla curatrice nella rete delle suggestioni e dalle tecniche con le quali hanno tradotto quell'”è” tra materia e memoria.
Due piccole tele mi hanno colpito.
Erano confezionate in quello stile irresistibile del fané e sgarbato ma posteriore all’autentico (ma dove trovare oggi l’autentico?), tendente ad una sapiente eleganza tecnico-teorica. Esibivano due immagini primarie. Nella prima un bosco, l’altra blocchi di materia geometrica, pietre, o forse menhir realizzati da archistars in psicoanalisi.
Penso che questo artista, e l’ho pensato subito, viva le suggestioni del Nord, nelle nuances culturali e geografiche che lascio ai vostri giochi delle “nuove ” perle di vetro.
Quel bosco, certo, rimandava ad Anselm Kiefer ma lo scapolavo per arrivare ad un libro, che conteneva l’immagine di un bosco molto importante, “tedesco”, di Kiefer. Il libro ha per titolo “Paesaggio e memoria”, l’autore si chiama Simon Shama.
Siamo, a quanto pare, in una porzione di spazio comune con il tema di questa mostra inaugurale.
Credo che si chiami Tempo il serpente che esalta ed insidia questa mostra.
Si spera, vista la grande affluenza di pubblico, che questi artisti vendano qualche loro opera.
La “pulsione”, che la città ha esibito nel suo correre in massa all’inaugurazione, dovrà prima o poi esprimersi – dopo naturalmente aver sgranato il rosario del bello e delle iperboli - e decidere di mettere nelle proprie case un po’ di anima; insomma comprare qualcosa di ciò che nel rituale sembrano adorare (io consiglio i neo- menhir mentre il boschetto per un buon collezionista potrebbe risultare troppo trafficato) ma che il giorno dopo dimentica.
Bella serata. Perfetta organizzazione. Discreti aperitivi.
Da domani tutto è in gioco e gli attori partecipanti di appena oggi dovranno dimostrare di “essere” la città , nell’alba del giorno dopo.
Per durare bisogna custodire e curare.
L’isteria momentanea del bello (patologia che colpisce spesso gli stupidi) dovrà essere lavorata come “materia”, riportata all’immanenza primitiva del quotidiano, per essere poi trasformata in “memoria”.
Tutto ciò che facciamo oggi è materia e memoria di domani. Proprio adesso.
Gentile Antonio,
ho due ottimi motivi di esserti grata, la recensione della galleria su questo tuo spazio della mente, che è scritta con raffinata sensibilità , e ora tramite Virginia un soprendente tuo libro sul tema dei naufragi, con scritti di autori importanti del mondo dell’arte. E’ un tema che inseguo da sempre e che rappresenta uno dei topos salienti della mia attività clinica, immaginando di poterne proporre un percorso da condividere. E’ proprio vero che quando si cerca davvero, le cose arrivano da sole… Lo leggerò con piacere e attenzione.
Il film di Giorgio Dirittti mi incuriosice molto, dopo avere visto il suo stupendo Il vento fa il suo giro.
Grazie, grazie davvero, con un caro saluto,
Rosita