Caprera, Garibaldi

 antonio-marchetti-bambini-con-libro.jpg

Caro Presidente Giorgio Napolitano

 

La Sardegna più che un’isola pare un bonsai di continente, ci sono montagne dolomitiche in scala 1:3. Tale propensione alla grandezza in un mondo lillipuzziano  è confermata dalla monumentalità nuragica. A Caprera, nella casa-hacienda di Giuseppe Garibaldi – nostro eroe nazionale non si sa per quanto – c’è la miniatura d’Europa, e del mondo. Dalla costruzione svizzera al padiglione prefabbricato inglese, dalla tecnologica poltrona da campo ripiegabile sino al girarrosto a carica meccanica e alla macchina per il burro, qui, nella sua casa, si respira aria moderna. Ma proprio qui, la curiosità e l’originalità di quell’eroe patrio sembrano arrestarsi, lasciando noi fermi, come il suo mulino, e paradossalmente più indietro. La guida accende la luce della stalla e rischia di rimanerci fulminata con i vecchi interruttori ed i cavi elettrici a vista; non conosce l’inglese ed il mio collega turista non può capire nulla perchè la signora che ci fa da guida non conosce l’inglese; a molte nostre domande non sa rispondere. Le fotografie e i documenti messi a parete non sono leggibili perchè un vetusto e retorico cordone antigaribaldino ne impedisce la vista. Non si può fotografare nulla. Non c’è una piccola libreria dove acquistare qualche libro o riproduzione fotografica.

Qui una volta tanto ho avuto il desiderio del kitsch, acquistare una statuetta di Garibaldi da sistemare tra i miei libri.  Non ce ne sono. Padre Pio in Italia vince sempre. Centro metri fuori c’è un piccolo bar fermo agli anni Sessanta (del Novecento), confesso che mi piace sgarrupato com’è, che vende fazzoletti rossi con l’immagine dell’eroe dei due mondi in decalcomania. Ma non sto facendo una gita vintage, sto nel luogo che ha a che fare con qualcosa di fondativo, che meriterebbe di più. Dunque tra due anni si festeggerà il centocinquantesimo anniversario dell’Unità. A Caprera si farà qualche restyling, forse si ripristinerà all’ingresso della casa la guardia d’onore, per un po’, pompa magna per l’occorrenza, all’italiana, ma la memoria vera che si esprime nella custodia e al decoro di un luogo fondativo nel giorno dopo giorno credo che non l’avremo mai.

 

Con cordialità e stima

il suo connazionale

Antonio Marchetti

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.