Non so più a chi parla il Partito Democratico. Non a me, almeno per ora. Nel frattempo mi sono riletto Corrado Alvaro, “L’Italia rinunzia?”, un libricino della Sellerio che lo scrittore scrisse nel 1944 e pubblicato un anno dopo. Ho accompagnato questa rilettura con un altro piccolo libro di Guido Crainz, “L’ombra della guerra”, piccola antologia critica dei nostri esordi. Io consiglierei la lettura di queste due piccole cose per seguire il Partito Democratico. I giovani, che badano allo “spessore”, troveranno questi libretti di leggerezza accettabile. Ma cosa c’entra il dopoguerra con la contemporaneità ? L’assenza di lettura critica degli italiani di allora è la stessa di oggi, mentre noi, sparuta minoranza single che non va in televisione e che non ha voce pubblica ( a parte questo discutibile “journal”), dobbiamo riassistere agli errori periodici, alla retorica di un eterno ritorno e all’ignoranza. Una ignoranza che non si riscatta simbioticamente circondandosi da artisti e intellettuali vip che badano più al fatturato narcisistico ed economico che ad una appartenenza (labile e ondivaga, all’italiana). Ammettiamolo, la generazione degli oltre cinquantenni e sessantenni ha fallito da quelle parti, salvando se stessa naturalmente, si è ben autoalimentata. Dell’Imperatore non parlano mai, vivono nell’astrazione, nella rappresentazione tautologica, schiavi dello specchio. Mi appaiono perdenti. Perchè si propongono già da perdenti. Non hanno capito quasi nulla degli ultimi dieci anni.
Riporto il testo di un articolo apparso sul Corriere della sera di oggi, a firma Claudio Magris, nel quale si denuncia il rischio di una possibile abrogazione dei lettori di scambio dalle università italiane.
In Italia esistono lettorati di scambio di lingua ebraica in 7 università , Torino, Venezia, Bologna, Pisa, Firenze, Roma e Napoli. Essi svolgono un ruolo fondamentale nella diffusione della lingua e della cultura ebraica così com’è parlata e vissuta in Israele oggi. La loro scomparsa sarebbe un colpo durissimo che allontanerebbe ancora di più gli studenti italiani da un mondo vivace e intellettualmente ricchissimo come quello israeliano.
Ci auguriamo che le università italiane vogliano rivedere questa loro decisione e che i lettori di scambio di lingua ebraica possano continuare a svolgere il loro ruolo con ancora più entusiasmo e incisività , perché la bella cultura israeliana, che ha prodotto scrittori premiati e apprezzati in tutto il mondo come Amos Oz, David Grossman e A.B. Yehoshua ( per citare solo i più famosi), possa essere sempre più conosciuta e studiata in Italia.
Minna Scorcu
Coordinatrice Ufficio Culturale
Ambasciata di Israele
Via Michele Mercati 14 – 00197 Roma
Tel. 06.36198513
Fax 06.36198555
E-mail cultura@roma.mfa.gov.il
ABOLITI PER MANCANZA DI FONDI NONOSTANTE LA NOSTRA ARRETRATEZZA LINGUISTICA
I lettori stranieri cancellati dall’universitÃ
Sarebbe triste lasciar morire, per mancanza di fondi, iniziative spesso, non sempre, creative e stimolanti
L’ Università italiana, già pericoÂlante come un edificio colpito dal terremoto, riceve un’ulteriore vigoÂrosa spallata dalla legge 6.8.2008 n. 133, art. 24, che, abrogando una legge precedente in vigore da anni, abolisce i lettori di scambio, i quali esercitano una funzione essenziale per l’UniversiÂtà stessa. I lettori di scambio sono i letÂtori di madrelingua straniera — tedeÂschi, francesi, inglesi, spagnoli e così via — che vengono in Italia per inseÂgnare ai nostri studenti la loro lingua.
Analogamente i lettori italiani si recano in Germania, Francia, Inghilterra, Spagna o in altri Paesi a insegnare l’italiano. Non occorre una particolare genialità per capire come sia necessario o quantomeno estremamente utile, per apprendere ad esempio l’inglese, impararlo da un insegnante di madrelingua inglese. Non occorre nemmeno una particolare genialità per rendersi conto di quanto sia importante, sempre e ancora di più oggi nella realtà europea in cui viviamo, la buona conoscenza delle lingue. L’Italia, così creativa su tanti fronti della cultura, è invece sotto questo profilo alla retroguardia; nell’Unione Europea siamo, in genere, gli ultimi della classe quanto a conoscenza delle lingue; spesso anche persone colte e rappresentanti politici sono goffi e impappinati, quando incontrano colleghi di altri Paesi europei, come Alberto Sordi in quel vecchio film in cui, per diventare vigile urbano, deve superare un esame di francese, non sa dire in quella lingua «mia zia» e cerca di cavarsela dicendo «ma zie».
Quest’arretratezza linguistica non data da oggi, ma ha una negativa tradizione alle proprie spalle, di cui è colpevole pure una certa cultura – anche alta ma retorica, opposta alla sana concretezza anglosassone – che in passato ha privilegiato, negli studi letterari, l’indagine estetica – certo essenziale e gloriosa – sulla conoscenza pratica della lingua in cui sono scritti testi immortali. Carente era soprattutto, anche in molti profondi cultori di letteratura capaci di leggere i testi ossia dotati di una buona o anche ottima conoscenza passiva di una lingua, la padronanza della lingua parlata. L’importanza di quest’ultima per orientarsi nella realtà politica, economica, culturale e sociale di un Paese dovrebbe essere più che evidente. Lo status dei lettori di madrelingua straniera ha bisogno non certo di essere cancellato, bensì semmai rafforzato e soprattutto definito con chiarezza, perché in passato la sua indeterminatezza ha provocato disagi: l’incertezza dei loro compiti, l’insufficienza e i ritardi nella corresponsione dei loro emolumenti hanno provocato uno strascico di proteste più che giustificate, pretese talora confuse e immotivate e vistosi processi. Indebolire il già debole livello di competenza degli studenti italiani in un campo così importante è un atto d’incredibile miopia che non ha a che vedere con scelte politiche di destra o sinistra. Le Ambasciate dei Paesi con i quali vigeva l’accordo di scambio dei lettori di madrelingua — Francia, Austria, Canada, Germania, Polonia, Spagna, Belgio, Israele, Portogallo, Paesi governati da partiti di centrodestra come di centrosinistra — hanno protestato vivamente presso il nostro ministero, ribadendo l’importanza del lavoro culturale dei lettori ed esprimendo stupefatta preoccupazione.
D’altronde il nostro ministero non ha da temere, da parte loro, misure di ritorsione nei confronti dei nostri lettori che insegnano italiano nei loro Paesi, i quali non si sognano di prenderle perché sarebbero autolesive, come nella famosa barzelletta del marito che si evira per far dispetto alla moglie. L’abolizione dei lettori di madrelingua viene motivata con l’urgenza economica di risparmiare, viene messa in conto alla crisi. Risparmiare, e dunque tagliare spese, è certo necessario. Ma si possono scegliere i rami da tagliare, sempre a malincuore ma col senso della gerarchia d’importanza. Per restare nell’ambito della cultura, ad esempio, vi è in Italia una fioritura di Festival di vario genere, convegni, eventi che costano non poco.
Sarebbe triste lasciar morire, per mancanza di fondi, iniziative spesso— non sempre — creative e stimolanti, ma se si deve scegliere è meglio — o meno peggio — cancellare Eventi anche di grande richiamo piuttosto che indebolire istituzioni (come la scuola, gli ospedali) la cui prosaica ma fondamentale attività quotidiana non finisce a grandi titoli sulle pagine dei giornali, ma è ben più importante per la vita generale del Paese. Appartengo a quella corporazione, abbastanza numerosa, che ha occasione di frequentare, non malvolentieri, quei Festival e quegli Eventi, ma dobbiamo tutti sapere che la civiltà di un Paese consiste più nella qualità delle sue attività e funzioni concrete che in pur suggestivi fiori all’occhiello. La conoscenza delle lingue fa parte di queÂsta normalità fondamentale. Indebolirla significa, in una classe di studenti europei, venir messi all’ultimo banco col cappello dalle orecchie d’asino; significa voltare le spalle all’Europa e favorire un’autarchia culturale oggi impensabile. Speriamo non si finisca, un giorno o l’altro, per sostituire, nelle nostre università , i lettori di madrelingua inglese o tedesca con lettori di madrelingua bergamasca o triestina.
Claudio Magris02 luglio 2009
Che bel post!A parte: premetto che sono una iscepe d’orso marsicano in quanto a mondanite0; frequento poco ormai librerie (pardon: bookstore) e vernissage; sono anni che non faccio lunghe tratte in treno o che volo in aeroplano. Ma giuro, giuro non ho mai visto nessuno comprare (o leggere, ch’e8 peggio) un libro di Bruno Vespa.