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Ammettiamolo. Se i tratti arcaici fondativi dell’italiano televisivo si coagulano nell’imperatore pop bisogna accettare la latrina. La signorina Noemi Letizia (cognome ambiguo) si lascia suggerire le risposte e si consulta con i suoi ingegneri e avvocati. La sua identità si costruisce su questa scelta. E le altre? Sono numerose. Di loro sappiamo solo quando le incontriamo nella quotidianità della nostra vita activa. È la parte che conta poco e a cui si chiede di accomodarsi nella villa imperiale. Noemi parlerà nella neo lingua post Eduardo, De Berardinis, Totò e Carmelo Bene. Per lei, per la Noemi dell’imperatore, bisogna lavorare sul nuovo teatro partenopeo. Su questa nuova lingua dei Letizia il teatro napoletano può raggiungerci. C’è già ? Mi pare da quelle parti ci sia una collezione di trofei piuttosto che spirito di ricerca.Siamo a Weimar? Ma allora il tedesco aveva, volendolo, il meglio della cultura. Qui viviamo una Weimar secessionista, semianalfabeta e drogata. Signorina Noemi, viva sino in fondo la sua identità e si immoli come nei film italiani di Maciste (mondo dal quale per strani effetti temporali lei proviene, insieme al suo papi-imperatore).