Sappiamo chi è l’autore che ha colorato di rosso l’acqua della Fontana di Trevi a Roma. Al di là del secessionismo futurista tale nome risulta anonimo e marginale nella scena dell’arte e, sicuramente, non vi appartiene.Forse, proprio perché non vi appartiene, risulta spiazzante.Ho immaginato la Roma cinematografica di Ben Hur, o i Dieci Comandamenti con Yul Brynner esterrefatto di fronte alla trasformazione dell’acqua in sangue.Roma per un attimo è tornata ai Cecile De Mille e ai William Wiler e alla Dolce vita di Fellini-Flaiano. Ma a Roma ora c’è Veltroni, sindaco-intellettuale-scrittore-critico cinematografico-doppiatore, e certe citazioni non si fanno senza il suo permesso.I turisti, ed i fotografi accorsi, avevano nella testa un immaginario vastissimo e si sono buttati a capofitto.In questo caso abbiamo l’opera, il gesto, la performance con il suo sigillo di illegalità ; abbiamo il data base del moderno e del contemporaneo, abbiamo la disponibilità dei media, dei collezionisti, dei musei, delle riviste d’arte, dei nuovi parvenus, abbiamo il mercato pronto ad inglobare tutto l’apparato alimentare-digestivo dell’arte trasformando polluzioni e scorie organiche in oro.Ma, siamo spiacenti, in questo caso non abbiamo l’artista.Abbiamo l’opera, ma non abbiamo un autore all’altezza.Peccato.Possiamo tuttavia pescarlo mentre mangia un bucatino alla matriciana chiedendogli di Piero Manzoni e ci risponderà che i Promessi Sposi non l’ha mai letto.L’invidia per questo gesto colorato, leggero, diluente, non inquinante, non danneggiante il “Monumentoâ€, rivela il suo contrario: ci sono molti artisti affermati, oggi, senza opera d’arte.Tra opere senza artista e artisti senza opera si gioca molta ambiguità dell’arte contemporanea.