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Gli anziani, prima o poi, muoiono, com’è naturale. Ma il caldo di questi giorni accellera i decessi e forse qualche cinico al governo, o all’INPS, si frega le mani, sperando nella “soluzione francese”, come nell’estate del 2003.
Quando gli anziani muoiono, a causa del caldo, pare non ci siano responsabilità , non ci siano colpe; forse la colpa è la loro che si ostinano a vivere da anziani. Morire da solo non puoi, per paradosso sei condannato a vivere a soffrire e a far soffrire chi ti è vicino e di testamento biologico da queste parti neanche a parlarne. Ma chi è l’anziano? Io, tu.
In una società che ha riproposto ferocemente le classi (i belli e giovani, i bambini e i minori, i grassi e i magri, le bionde e le more) gli anziani sono il sottoproletariato, al cui interno ci sono quei “fortunati” che vengono gettati a corpo morto sulle famiglie, sui figli, quasi sempre le figlie. Se abbiamo un ministro per la famiglia è perchè le istituzioni e lo Stato si disinteressano degli anziani in quanto ci pensa la famiglia, il motore economico italiano, che assorbe tutto. La famiglia è sacra, a destra, al centro, a sinistra.
La morte è tabù, siamo proiettati verso l’immortalità e l’eterna bellezza (il nuovo razzismo nazista e la nuova razza ariana), di conseguenza l’anziano è presenza laterale e fastidiosa.
Io, tu, saremo prima o poi fastidiosi.
Con la morte dell’anziano ci guadagnano l’INPS i becchini e il bilancio comunale.