Da più giorni il quotidiano La Repubblica è in sciopero e si sente la mancanza, dunque ottimo sciopero, e leggo altrove sul Partito Democratico che mi sta rattristando in questi giorni.
Lacrime, tante lacrime di sinistra, ma eravamo abituati.
Negli ultimi dieci anni la sinistra si scioglie nella profezia della Susanna Tamaro con venticello veltronistico romano ponentino.
La settimana scorsa a Roma campeggiavano manifesti dei DS che si appellavano alla Costituzione e all’Amore.
Amore e lacrime, carezze, dolcezze. Avevamo visto già lacrime in Parlamento durante l’affossamento del primo governo Prodi, le lacrime della fedeltà al Partito. Molti Ministri di sinistra hanno pianto, a turno, in tv. Piangono tutti, dalla Turco alla Franzoni.
Com’è fragile, psicolabile, sensibile questa generazione di mezzo troppo attardata, post del post, che si ritrova con niente in mano accorgendosi di un mondo indifferente, e piange guardandosi allo specchio.
Tuttavia si ritrova con una carriera e un vitalizio, non male. Naufragio senza spettatore.
Destino naturale, con quindici anni di ritardo, che pagheremo noi tutti.
Lo avevamo indicato in tanti modi in questi anni, abbiamo cercato di farvelo capire in tante lingue ma voi niente, chiusi, sempre, nel Partito, la Segreteria, la Tessera, gli Iscritti, sospettosi del battitore liberal, seminari solo per tesserati, conformisti come una chiesa, moralisti peggio dei preti di cinquant’anni fa, testardi come capre, carrieristi puritani, e adesso piangete, invocate l’amore e vi fate le carezze, ve la menate come sempre tra di voi ma non dovete stupirvi se il mondo va da tutta altra parte.
Auguri o amen come preferite.