Ricordando Genova

carri

Qualcosa era accaduto, una sveglia era suonata per quei ragazzi che “ingenuamente” felici e fiduciosi – nei limiti dell’orizzonte che un giovanissimo può guardare – hanno comunque mostrato se stessi, con le loro idee, sicuramente nuove, forse labili, ma che non meritavano di essere buttate nel tritacarne ideologico di ciò che non tornerà più.
Come potrebbe, in fondo, Ingenuità non coniugarsi con Felicità?
Qui un patto generazionale fu disatteso: a Genova per molti dei nostri ragazzi l’altro con cui misurarsi aveva i connotati bellici di un cartoon giapponese fuoriuscitio dal video e che ti fa lacrimare gli occhi per il gas e per il dolore e per il sangue e per la violenza sul corpo, VERO questa volta, che si lacera sotto le botte davvero cattive.
Allora credo che quella labilità, quell’ evidente “eccesso”, quella gioia “contro”, classica direi, per tanti giovani, ha trovato nella durezza urbana genovese quel mito e quella motivazione che all’inizio essi non avevano, se non romanticamente (termine che uso con fedeltà storica e non in maniera edulcorata), ingenuamente, intelligentemente, da nuovi autentici giovani europei.
Il nuovo, come un mattino che si rinnova per tutti – come chi, annunciando il proprio esordio nella scena della vita lo fa goffamente e contradditoriamente – è nella verità di ciò che si è.
Oggi invece la verità di Europa è solo contabilità di cassa.
Ecco che allora quei grandi temi no-global trovavano nell’esperienza personale, quotidiana, di un evento, quel restringimento necessario che apre alla coscienza critica di ciò che è vicino perchè ciò che è vicino è anche il lontano e viceversa. Questa forse è la macchina globalizzante.
Per molti quell’ esperienza dura, è stato un trauma da concretezza.. Quasi un rito di passaggio… antropologico… con la sua vittima, purtroppo, il giovane Giuliani…
Quel governo era DESTRA, era AFFARE, ma era anche stupidità e incompetenza. Compito dell’intelligenza è di non cadere nelle sue trappole e lucidamende cuocerlo con gli stessi nefasti ingredienti che autoproduce. Parlo naturalmente dell’intelligenza delle parole e delle idee, armi micidiali.
La violenza è in chi è irrisolto, patologicamente stupido e geneticamente coglione, di chi cerca la scorciatoia che aggira il pensiero andando a congiungersi a coloro che soffiano sul fuoco, campioni della strumentalizzazione. La minoranza violenta, infatti, ha cancellato la maggioranza con delle idee in testa, allo stesso modo come oggi il “bullismo” scolastico giustifica l’emergenza. Chi evoca lo stato di emergenza in genere è un debole, incapace di governare la complessità, aggiungiamoci anche l’ignoranza camuffata dall’arroganza, l’idiota carrierista di turno moralista e ipocrita, il cretino specializzato e tutta la spazzatura quotidiana.
Violenza e bassezza istituzionale hanno frequentato lo stesso bar.
A questo si aggiunge quel grande orfanotrofio della sinistra, ma questo è BENE, perchè solo dalle ROVINE del vecchio possiamo costruire qualcosa di nuovo, di piacevole, per tutti noi. A volte accellerare le crisi può essere positivo anche se non vediamo sulla scena attori all’altezza del compito, ma solo ciniche controfigure e bambini immaturi troppo avanti con l’età.
Perchè sia ben chiaro, l’obiettivo che può unire età e generazioni, classi ed etnie è semplice nel suo cristallino teorema: vivere meglio, soddisfare le proprie aspirazioni individuali in concerto con gli altri, sentire intorno a sé la piacevolezza dell’accoglienza e non la durezza del muro e il dolore della spina.
Ma tutto ciò non è all’ordine del giorno.

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.