Il professore riceve una telefonata dal Dirigente che lo invita a presentarsi a scuola per comunicazioni importanti, anche se in quelle ore era libero. Ad attenderlo c’erano invece i carabinieri che lo arrestano e lo portano via. Scendono le scale insieme, vengono visti da tutti. L’accusa è grave: molestie sessuali nei confronti di una studentessa. Il professore avrebbe invitato la ragazza in un’aula deserta e qui si sarebbe tolto i pantaloni davanti a lei. Quindici giorni in cella.
Suo figlio, ancora piccolo, non vuole andare più a scuola perché si vergogna e la moglie cade in una profonda crisi depressiva. Sulla reazione dei colleghi stendiamo un velo pietoso. Dopo la galera viene appurato che la ragazza, psicolabile, in cura, si è inventata tutto e che la data in cui sarebbe avvenuto il crimine corrispondeva al giorno libero del professore.
La procedura ha seguito un percorso diabolico. L’arresto avviene a scuola, in luogo pubblico, platealmente visibile, e non a casa. L’imputato poteva fuggire o commettere ancora lo stesso reato, magari spogliandosi nudo davanti a sua moglie. La ragazza disturbata psichicamente muove le sue accuse rivolgendosi ad adulti più disturbati di lei. Tutti alla fine pensano che ciò sia risarcibile e che si possa tornare indietro, ritornare alla normalità di prima. Non è possibile.
Il tempo si è fermato, la storia si è congelata, la vita sospesa, il danno irrisarcibile, le lesioni incurabili, il futuro lesionato.
Proviamo a cambiare alcune caselle del dispositivo che ha imprigionato il professore.
1. La ragazza non è psicolabile tuttavia vede nel professore un nemico, crede che ce l’abbia con lei e rovesciando le parti è lei che ce l’ha con lui. Forse lei è porcella e il professore, giovane e affascinante, non le dedica le attenzioni che la ragazza si aspetta.
2. Il fatto accade non nel giorno libero ma in un’ora libera tra le lezioni del giorno (quella che gli idioti chiamano l’ora “buca”, in questo caso ci si “imbuca”).
3. Il professore non si spoglia come un esibizionista dei fumetti anni Sessanta secondo l’arido immaginario della “poverina” psicolabile ma, secondo la versione della porcella, avrebbe richiesto una esplicita fellatio (in realtà ai carabinieri lei avrebbe dichiarato:”il prof mi ha chiesto di fargli un pompino”.
4. Il professore non è una persona mite e tranquilla ma un noto attivista sindacale, un cobas, notoriamente polemico nei Collegi dei Docenti e spesso in conflitto con diversi colleghi e con la dirigenza.
5. Vent’anni prima si vociferava di una relazione del professore con una studentessa, storia mai sepolta in quanto le colleghe “vecchie” la riattualizzano sempre e la raccontano agli insegnanti nuovi.
Bene, cinque punti bastano, altri li lascio alla vostra immaginazione.
A questo punto il professore sarebbe stato spacciato ma l’innocenza sarebbe stata la stessa.
Al posto di tante stronzate nella scuola agli insegnanti consiglierei la lettura della pièce teatrale di David Mamet, Oleanna. Leggerlo e commentarlo in classe, ammesso che ne abbiano le capacità . Dimenticavo! Sono appena 43 pagine.
Lo so, sarò accusato di essere saccente e presuntuoso, accusa terribile oggi rivolta ad un professore.