Nella casa del prudentissimo Vincenzo Monti, immersa nella bruma impastata tra Ravenna e Ferrara, condita dalle immelanconite e vicine piattezze equoree di Comacchio, come si poteva entrare se non in possesso di piccole chiavi di vetro, un fagottello pieno di utensili leggeri e qualche omaggio – o doverosa memoria – a personali figure che si hanno non tanto “nell’orecchioâ€, ma piuttosto nell’â€immaginazione†e, leopardianamente, “nel cuore in qualche modoâ€? Nella casa dei morti, anche se non ci piacciono, entriamo in letizia e con spirito di intimità come si conviene nella casa che vorremmo viva e, in qualche nostro mestiere, vivere. Anche da stranieri, soprattutto se stranieri.