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Il bambino qui ritratto è di nazionalità svizzera e probabilmente sarà nato nel 1869 o nel 1870, anno più o anno meno, e potrebbe avere un’età che si aggira tra i sei ed i sette anni. Un’età comunque “scolare”, secondo gli ordinamenti svizzeri dell’epoca.
La data di questo ritratto riporta il 1875 ma nulla ci spinge a credere ad una “sincronicità ” tra questa data e l’età del bambino, o la sua data di nascita. Il pittore avrebbe potuto dipingere la figura molti anni dopo, avvalendosi di schizzi e disegni.
Tuttavia, pur ammettendo una non sincronicità , lo spirito “contemporaneo” del dipinto rimane. Sappiamo che un certo tipo di vita quotidiana, di una certa epoca, viene qui rappresentata, decennio meno, decennio più. La contemporaneità consiste nel chi dipinge questo quadro.
Ciò che sappiamo è che siamo in inverno, o forse nella sua parte finale. Il bambino è coperto alla meglio e lo stile è una miniaturizzazione dell’abito di un adulto. Sembra solo un passaggio di scala ma giacca, gilè, pantaloni, sembrano la riduzione lillipuziana di un adulto.
Sciarpa e berretto invece sono fatti appositamente per lui, sono lavori coordinati, lana lavorata ai ferri da una madre, una nonna.
La piccola sciarpa ha gli stessi colori della berretta, rappresentano il “dono” per una necessità e che riporta il bambino alla sua scala reale, esistenziale, alla sua infanzia, ma che, per tutto il resto, sembra quasi contraddetta e rinsaccata a forza, e velocemente, in età adulta: abiti riadattati alla meglio, pantaloni con la vita alta fatti per uomini e non per bambini.
La lacerazione della giacca nella manica destra rivela un depauperamento evidente; la fodera si stacca dal tessuto, il gilè ormai ha un solo bottone a protezione della pancia.
Questo bambino cresce, non importa ciò che indossa oggi; domani gli verranno acconciati altri abiti, riciclati al meglio.
Sembra piuttosto sano ma ha lacrimosi occhi gonfi, una otturazione nasale evidente che lo spinge a respirare con la bocca che qui sembra espirare faticosamente l’aria. Ciò indica un naturale patimento del freddo, con scarsi mezzi protettivi come abbiamo visto. Non sappiamo se resisterà ad un prossimo inverno; potremmo essere di fronte ad un bambino già morto o che morirà . Per ora non sappiamo.
Tuttavia il quadro non lascia intendere una immagine di povertà , o di bisogno impellente. Questo bambino, reduce da una convalescenza o prossimo ad una qualche malattia, ha la postura – pur indossando dei quasi stracci – dignitosa che un qualche génos ha trasferito.
Essendo modello assume modelli. Non è un bambino povero. Tantomeno un povero bambino, con quella lontana, seppur flebile, memoria “guascona” attinta chissà dove che pur debilitato esibisce in questo quadro.
Quadro contemporaneo che rappresenta un bambino contemporaneo al pittore. Questo contemporaneo ci racconta una piccola storia. Il braccio destro del bambino stringe una lavagnetta ed un libro, o un quaderno. Probabilmente nelle tasche lacerate del suo giacchino ha matite e strumenti per il disegno. In questo braccio c’è il “futuro”. Questo bambino non é un bambino povero ma è uno scolaro. Gettato nel mondo dell’apprendimento, vestito alla meglio e con il futuro davanti, sotto il braccio.
Solo attraverso questi due oggetti inequivocabili possiamo ricostruire il tutto e rendere omaggio ad una pittura che oltre ad allietare i nostri sensi svolge al contempo una funzione pedagogica ed educativa attraverso l’arte del descrivere.
(*) Il pittore si chiama Albert Anker.