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Mi abbono a Flash Art ogni tanto, lo acquisto spesso in edicola. Saltare dei numeri è salutare perchè la percezione fa un respiro meno corto di quello ansiogeno del nuovo e del gossip. Saltare degli anni poi, per una rivista di prestigio come Flash Art, significherebbe entrare nel gioco affascinante delle analisi di breve o lungo periodo, a seconda dell’età e dell’intelligenza. Ma questo possiamo farlo andandoci a rileggere vecchie annate. Una storia dell’arte contemporanea degli ultimi trent’anni sarebbe impensabile senza la consultazione di questa rivista. Sarebbe non semplicemente una storia dell’arte, ma una storia sull’arte.
Delle “Lettere al direttore” in  Flash Art ne archivio diverse. Il Direttore è un viaggiatore internazionale che non ama il proprio paese, non ne ama i vizi genetici in generale mentre per quelli specifici dell’arte contemporanea l’assenza d’amore si trasforma spesso in sferzanti invettive.
Il Direttore non ama le scuole d’arte i licei e le accademie.
Ci sono molte verità , crude e ciniche (spesso è una maschera) nelle “Lettere al direttore”.
C’è sempre una vittima mentre il Direttore è il carnefice. Ad infilare la testa nella ghigliottina sono gli stessi lettori mentre il Direttore sceglie quelle lettere che rendono facile il mestiere del boia. C’è una reciprocità , nel tempo piuttosto ripetitiva, in queste lettere. Inoltre aleggia aria poco nuova, venticello anni Settanta del secolo scorso ove si praticava la crudeltà dell’arte.
Nell’universo del Direttore si salvano gli “amici”, gli ex amici in osservazione, i manipolabili, coloro che hanno fatto scelte museali compatibili con la rete di amici e sempre funzionali alla rivista (spesso agli amici vengono riservate critiche molto vellutate anche quando le loro sciocchezze paiono oggettivamente enormi), e via dicendo. Che tutto ciò sia poco italiano stentiamo a crederlo.
La maschera internazionale cade di fronte agli stessi vizi che denuncia.
O forse è globale ormai anche questo.